di SIMONA D’ALBORA
Sulla morte di Carmine Schiavone c’è una sola cosa che mette d’accordo tutti: che si porterà nella tomba segreti che non saranno mai svelati. In un video di poco meno di un minuto è il giornalista Sandro Ruotolo a rivelare che aveva incontrato all’ospedale di Viterbo proprio Schiavone che gli aveva detto che avrebbe rivelato quello che fino ad oggi non aveva potuto dire. Bastano queste parole a far sorgere il sospetto che dietro la morte di Carmine Schiavone ci sia altro, alimentate da un mistero: alcuni giornalisti svelano che Schiavone è morto in ospedale, dove era ricoverato in seguito a una caduta, pare dal tetto, caduta in conseguenza della quale si era sottoposto mercoledì scorso a un intervento alla colonna vertebrale. Altri scrivono invece che è morto a casa sua. Fatto sta, comunque, che gli inquirenti hanno richiesto la cartella clinica di Schiavone e questo ha fatto sorgere il sospetto che ci fosse qualcosa dietro: “Non è morto in ospedale – chiarisce Paolo Chiariello, giornalista di Sky e autore di vari libri sui rifiuti, tra i quali l’ultimo scritto a quattro mani con Antonio Giordano, Monnezza di Stato – è morto a casa sua e la richiesta della cartella clinica è un atto dovuto per lo svolgimento di un’inchiesta rituale, le dinamiche della sua morte comunque sono dubbie, l’inchiesta stabilirà le vere cause.”
Ha visto il video di Sandro Ruotolo?
“Sicuramente Schiavone è un uomo che non ha detto tutto quello che sa, sicuramente conosceva i rapporti di quella parte di Stato deviata con la criminalità, avendo anche un ruolo di preminenza, ma ripeto ci sono segreti di cui non verremo mai a conoscenza perché se li è portati nella tomba”.
C’è chi sostiene che Schiavone non è attendibile e che spesso ha raccontato cose sbagliate, lei che ne pensa?
“Non è così, molte cose che ha detto hanno avuto un riscontro e grazie alle sue confessioni ci sono stati una marea di arresti e sono stati sequestrati alla camorra beni per 2 miliardi di euro, che poi non abbia raccontato bene è un’altra cosa. Ma Schiavone era anche ignorante, in alcune dichiarazioni parla di rifiuti atomici, mai trovati, ma può darsi che con quell’atomici si riferisse ai rifiuti provenienti dagli scarti della medicina nucleare delle strutture ospedaliere del nord . Stiamo parlando del primo collaboratore di giustizia ai vertici del clan, uno che ha confessato di aver ucciso 67 persone e di avere ordinato l’omicidio di altre 500. Sulla base delle sue dichiarazioni, la polizia sta eseguendo ancora carotaggi di zone indicate da lui. Piuttosto la mia preoccupazione è che dopo la sua morte cali l’attenzione sulle sue dichiarazioni e che lo Stato non dia seguito alle sue indicazioni. Sarebbe un grandissimo errore, anche perché da quello che ha raccontato c’è ancora molto da scoprire, ad esempio, devono ancora iniziare i cabotaggi nella zona di Castelvolturno. Mi auguro che le forze dell’ordine continuino a fare controlli laddove lui ha indicato. Non possiamo abbassare la guardia.”
Cosa ne pensa del fatto che avesse iniziato a parlare anche con i media?
“Sicuramente ha tentato di strumentalizzare l’informazione, da quando era uscito dal programma protezione temeva per la sua vita e per quella della sua famiglia, lui ha usato i media per proteggersi, ma attenzione, il debito con la giustizia lo aveva pagato, per quanto si possano mettere in discussione le leggi che regolamentano la carcerazione dei collaboratori di giustizia, lui il suo debito lo aveva pagato.”