gianni-rosadi NINO LORUSSO

In Basilicata continua la protesta contro il decreto Sblocca Italia, in particolare sulle conseguenze dell’articolo 38 che nella sostanza toglie la potestà decisionale alle regioni in materia di concessioni petrolifere. Il consigliere regionale Gianni Rosa (FdI) è in prima linea sul fronte dell’impugnazione del decreto e trascinatore, insieme ai militanti del partito guidato da Giorgia Meloni, della campagna social #nerosubianco che sta ottenendo grande riscontro fra i cittadini lucani.

La conferenza dei capigruppo ha calendarizzato la discussione sullo Sblocca Italia per il 4 dicembre prossimo. Lei e Napoli avete abbandonato i lavori prima del voto perchè chiedevate di anticipare i tempi. Il tema è prioritario, ad ogni modo l’impugnazione del decreto può essere ancora avanzata entro il 10 gennaio prossimo, dunque di tempo ipoteticamente ce ne sarebbe. In realtà cosa rappresenta la designazione di una data così lontana dal momento caldo della protesta?

“Il procrastinare la data di discussione sullo Sblocca Italia, chiesta dal Capogruppo Pd, è funzionale semplicemente e solamente a trovare una quadratura all’interno del partito. O forse pensano che la protesta scemi. Per chi, come noi, non ha dubbi sull’incostituzionalità di alcune norme dello ‘Sblocca Italia’ aspettare è solo una perdita di tempo”.

Grenci sotto accusa per il servizio presentato durante il Tg3 all’indomani della protesta, molte le critiche degli studenti ma anche qualche attestato di solidarietà come quello twitteriano di Margiotta che ha girato il dito nella piaga – con discutibile sarcasmo – degli studenti apparsi poco informati sul numero dei pozzi presenti in Basilicata. Come commenta il servizio del tg regionale e il flash difensivo del deputato PD Margiotta? (il tweet di Margiotta: “non sono stati offesi. Sono stati mostrati – beati loro – per quel che sono. Chi li utilizza è meschino. Non loro”)

“Sul servizio del tg3 mi sono già pronunciato con un comunicato nell’immediatezza del fatto. A tutti capita di commettere un errore. Coloro che dovevano lamentarsi, i ragazzi, lo hanno fatto e hanno fatto bene. Indugiare sull’accaduto, però, come ha fatto certa stampa, fomentando in questo modo la polemica, è eccessivo e fuori luogo e, soprattutto, allontana l’attenzione da quello che è il reale problema: l’esautorazione delle prerogative regionali in materia di energia, la tutela della salute dei Lucani e del nostro territorio. Io, fossi nei giovani, mi offenderei più per quello che ha detto Margiotta”.

Entrando ora nel merito dello Sblocca Italia e dell’articolo 38, quanto è giustificata la protesta in rapporto alle nuove norme che regolano permessi e concessioni? A tal proposito il comma 6 dell’articolo in questione sembra tenere una porta aperta alla collaborazione fra Stato e Regioni, infatti si parla di titolo concessorio eventualmente accordato dal Ministero dello Sviluppo Economico previa intesa con la Regione.

“Giustificatissima. Così come giustificatissima è l’impugnazione dell’articolo 38. La modifica dell’articolo non sposta i termini dell’incostituzionalità. Tema che sarebbe lungo affrontare per intero. Basta solo dire che il titolo concessorio unico sarà di competenza dello Stato e la mancata intesa con la Regione non impedirà la concessione, come previsto dalla legge 241/90, poiché la competenza passerebbe alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Poter incidere sul procedimento di concessione è fondamentale. Intervenire solo per dire un sì o un no a cose già fatte, no che, come detto, è facilmente superabile, è inutile”.

Il presidente Pittella durante le primarie che lo hanno lanciato verso la carica che attualmente ricopre aveva puntato tantissimo sul blocco delle estrazioni, poi nel momento che contava davvero ha abbassato la cosiddetta cresta piegandosi a Renzi o la decisione di non contrastare l’articolo 38 fonda le sue basi in una strategia politica della quale oggi, comunque, non si capiscono ancora scopi e obiettivi in maniera chiara?

Le strategie politiche del Governatore partono da un presupposto: la Presidenza dell’eurogruppo ‘S&D’ del fratello (Gianni Pittella ndr), nomina fortemente voluta da Renzi. Qualsiasi scelta sarà condizionata da questo rapporto”.

Il numero uno della regione Basilicata per giustificare la giravolta petrolifera ha parlato, in sintesi, di modello virtuoso di coabitazione fra pozzi, agricoltura e turismo. Può essere inteso come un segnale che dopo il 4 dicembre tutto resterà invariato? Ma, soprattutto, sarà possibile applicare questo concetto alla realtà lucana considerando la quasi sovrapposizione fisica – oggettiva in un territorio piccolo come quello lucano – fra parchi, colture ed estrazioni?

“Quando un pozzo viene costruito all’interno di un Parco (quello dell’Appennino lucano Val d’Agri Lagonegrese) o a ridosso di un ospedale, o vengono autorizzate prospezioni e ricerche in zone a vocazione agricola e a coltivazione D.O.C., quando l’Osservatorio ambientale della Val d’Agri ha avviato l’attività solo perché un Consigliere regionale ha alzato la voce si capisce che la coabitazione petrolio, ambiente e salute non è mai stata realmente voluta dai Governi regionali, passati e presenti”.

Il Consiglio Regionale ha impugnato l’articolo 36 del decreto con il quale vengono liberate solo una parte delle Royalties dal Patto di Stabilità spettanti alla Basilicata. In sostanza Pittella bussa a denari e batte cassa chiedendo maggiori introiti per la Regione e basando dunque la sua nuova linea in materia di petrolio sulla capitalizzazione massima a livello economico. Mi sembra quasi scontato, a questo punto, che la mancata impugnazione dell’articolo 38 possa essere identificata come una sorta di moneta di scambio: io ti lascio trivellare quanto vuoi ma mi devi pagare di più…

“Appunto. Non è una vittoria, come sostiene il Governatore. È un svendita. Però, possono i soldi compensare la salute dei cittadini, un paesaggio incontaminato, aria ed acqua salubri? Possono i soldi comprare il futuro di una Terra e il rispetto dei Lucani?”

Chiudiamo con un paradosso assoluto e triste, è da una ventina d’anni che in Basilicata si estrae petrolio ma la regione risulta essere la più povera d’Italia, con un tasso di disoccupazione che non ha mai accennato a rallentare, anzi non fa che crescere, e con una forte carenza a livello di infrastrutture (pensiamo soprattutto al dissesto di numerose strade interne), in compenso sono cresciuti gli ammalati di cancro e di conseguenza anche le morti dovute a questo male. Cosa non ha funzionato nella gestione delle estrazioni e come si viene fuori da questa situazione?

“Tutto. Ma, in particolare, la gestione assistenzialistica e clientelare dei soldi pubblici, che dà ricchezza momentanea a chi ne beneficia ma non crea ricchezza per l’intera Comunità e una visione miope ed utilitaristica della politica che ha voluto tutto e subito senza pensare alle conseguenze. Un dato per tutti: non sono mai stati fatti controlli prima di avviare le estrazioni. I cosiddetti ‘punti bianchi’ delle zone di estrazione non ci sono. Di più, i controlli epidemiologici avrebbero dovuto essere implementati, invece, è accaduto il contrario. L’aggiornamento del registro tumori è stato fermo al 2006 per anni ed ora lo è al 2010. Zona franca in tutta la Regione, potenziamento delle infrastrutture, incentivazione dell’imprenditoria, provvedimenti di reali politiche attive del lavoro, politiche sanitarie di prevenzione, ripristino degli assetti idrogeologici; queste potrebbero essere alcune delle direttrici su cui iniziare a muoversi”.