Vogliamo riscoprire quei valori artistici dell’antica tradizione partenopea: vogliamo farlo coinvolgendo l’anima della città e dei turisti che vogliono sentire il profumo della Napoli antica dove si uniscono Sacro e profano, tra passato e presente: una ventata di freschezza che inebrierà tutto il teatro e gli spettatori avvolti in un atmosfera magica”. Parola di Lara Sansone professionista delle scene che ha saputo rinverdire e rivitalizzare le tradizioni del patrimonio culturale napoletano, unendo l’esperienza di alcuni attori con la passione degli altri più giovani. Questo e molto più è la “Festa di Montevergine che torna un anno dopo nel tempio dell’arte teatrale del cuore di Napoli.
“Al Sannazaro dal 12 dicembre all’Epifania sarà di scena la voglia di riscoprire una tradizione e un testo che è si antico, ma tremendamente attuale per come si descrivono momenti di festa e di tensione di ansie e divertimento puro”. Lara Sansone, attrice e attenta studiosa dei testi teatrali napoletani sottolinea: “ Piedigrotta è una festa più nota è vero, la festa di Montevergine era un rito per i napoletani, per tutti i quartieri che si vestivano di nuovo, s’infiocchettavano, infioravano le carrozze prima, le auto poi: tutto si rinnovava, tutto prendeva forma e vita: chi non l’ha vissuta e non l’ha vista a teatro non può immaginarlo”. A fine 2013, la Festa di Montevergine, riportata in scena 27 anni dopo, ha fatto il tutto esaurito con repliche non previste che hanno messo a dura prova l’organizzazione agli ordini di Sasà Vanorio Direttore del tempio partenopeo dell’arte teatrale di Napoli, che è riuscito a soddisfare richieste su richieste. “Non potevamo non riproporlo dopo il successo dello scorso anno – spiega Lara Sansone che sottolinea come i biglietti infatti siano già quasi terminati”. Altro punto di forza dello spettacolo in scena al Sannazaro è la presenza di giovani.
“Ci sono attori di livello, ma anche tantissimi ragazzi, grandissimi talenti che sulle tavole del palcoscenico sudano ogni giorno per fare arte, che nel teatro affondano le radici della loro carriera”. Scenografia essenziale ma particolareggiata che lascia spazio, nel corso dei tre atti, a trasformazioni inattese e che riesce a prender vita finanche con un asino che attraversa la sala arrivando ai piedi del palco. Riso e sorriso alternati alla riflessione in una trama che unisce sacro e profano per diventare commedia: in perfetto stile Viviani! Il testo rivive nel tempio di Chiaia regalando al pubblico un susseguirsi di emozioni cadenziate da momenti di devozione, alternati a ritmo di tammorra: lo spettatore viene rapito nelle tradizioni, fuse in un mix di folklore e religiosità con l’incenso che si diffonde nel teatro, facendo sprofondare il pubblico nell’atmosfera di Montevergine in un teatro trasformato in piazza, che richiama con dovizia di particolari il tempo che fu.