Quasi 1 euro su 4 della spesa sanitaria italiana è a carico dei cittadini, più del doppio di Francia e Germania. Il settore pubblico rappresenta il principale soggetto erogatore dei servizi di cura e assistenza nelle economie europee. La finalità è quella di favorire l’equità orizzontale, garantendo a tutti i cittadini parità di accesso ai servizi di cura a parità di bisogni, indipendentemente da residenza, capacità contributiva e altre condizioni socio-economiche. Un aspetto rilevante che distingue il SSN italiano nel contesto europeo, d’altra parte, è il contributo relativamente maggiore dei privati al finanziamento della spesa, sotto forma di schemi assicurativi volontari e spesa out-of-pocket (ticket e pagamenti diretti). Il dato è contenuto in report della Svimez sul sistema sanitario in Italia e i divari Nord-Sud.
In Italia, nel 2022 la spesa pubblica rappresentava il 76% della spesa sanitaria complessiva, a fronte dell’82, 85 e 87%
di Regno Unito, Francia e Germania (Fig. 3). Nello stesso anno, dunque, in Italia la componente privata contribuiva per una
quota quasi doppia rispetto agli altri paesi: poco meno di 1 euro su 4 della spesa sanitaria italiana è un costo sostenuto
dai cittadini. In Italia la componente privata di spesa è aumentata dal 22 al 24% dal 2010 al 2022. Nello stesso periodo,
in Germania si è ridotta dal 24 al 15%, in Francia dal 17 al 13%.
Il contributo dei privati al finanziamento della spesa sanitaria è aumentato in concomitanza alla riduzione delle risorse
pubbliche allocate alla salute. Perciò, la spesa privata è andata sostituendosi alla spesa pubblica anziché aggiungersi,
indebolendo le finalità di equità del SSN. La componente privata cresce proporzionalmente alla capacità reddituale. Bassi
livelli di reddito da lavoro dipendente, ad esempio, precludono l’accesso volontario alle coperture assicurative private integrative delle assicurazioni obbligatorie. Su questa categoria di soggetti è particolarmente gravosa la spesa out-of-pocket
per servizi di cura urgenti. A questo proposito, secondo le stime della WHO (World Health Organization), nel 2020, quasi il
10% delle famiglie italiane ha dovuto sostenere spese sanitarie particolarmente onerose (oltre il 40% delle proprie capacità
economiche). . Più in generale, in base alle ultime valutazioni del CREA, , risultano 1,6 milioni le famiglie in povertà sanitaria
(perché hanno dovuto rinunciare alle spese sanitarie per motivi economici o si sono impoverite per sostenerle): l’8,2% del
nuclei familiari del Mezzogiorno, una quota quasi doppia rispetto al Nord-Est (4%), sensibilmente al di sopra di Nord-Ovest
(5,9%) e Centro (5%).