di SIMONA D’ALBORA
Dal 28 dicembre non si hanno più notizie di Carmine Balzano, il camionista napoletano che al momento dell’incendio si trovava a bordo della Norman Atlantic ed è ancora disperso. I giorni passano e le speranze si affievoliscono, ma la famiglia e gli amici di Carmine Balzano non vogliono arrendersi, sono pronti a tutto per avere notizie del loro caro. Una parte della famiglia è a Bari a seguire le ricerche da vicino, mentre un’altra parte della famiglia è rimasta a casa a Napoli. Si moltiplicano gli appelli della moglie Maria e del figlio Mario affinché non si abbandonino le ricerche, sono tanti ancora i dispersi, dispersi che secondo loro lo Stato vuole far dimenticare: “Per adesso ci hanno confermato che le ricerche proseguiranno per altri due giorni, ma non sappiamo in che modo e con quanti mezzi e soprattutto se dopodomani continueranno. – dichiara Mario, il figlio di Carmine che con la madre Maria è a Bari per seguire le ricerche da vicino – Qui gli ordini li prendono da Roma, ho l’impressione che vogliano dimenticarsi di noi” “Perché ha questa impressione e per quale motivo dovrebbero far cadere la ricerca nel dimenticatoio?” “Perché le ricerche impegnerebbero troppi soldi e unità di ricerca, mi auguro però di stare sbagliando, gli ordini e qualsiasi notizia ufficiale arriva da Roma, adesso si è saputo che sono state trovate due persone a bordo, non sappiamo se la notizia sia vera e nemmeno se siano state trovate vive o morte. E poi tra poco il Governo sarà di nuovo impegnato a pattugliare il mare per i barconi che vengono dalla Libia”. Subito dopo l’incidente, Mario era stato chiamato a identificare i corpi trovati e non aveva riconosciuto il padre, da allora sono tante le cose che non tornano alla famiglia Balzano su quella notte: prima di tutto perché i soccorsi siano partiti dall’Italia e ci abbiano impiegato tanto tempo, quando potevano arrivare prima dall’Albania e dalla Grecia, perché, nonostante il mare i traghettatori siano riusciti a spegnere il fuoco ma non a effettuare i soccorsi, perché in un secondo momento sono partiti i traghettatori albanesi, e poi i ritardi sull’allarme e la presenza di clandestini. Domande che si sono posti in tanti, ma che sicuramente diventano ossessive per chi aspetta notizie dei suoi cari. Carmine Balzano potrebbe essere ovunque, in qualsiasi tratto di mare: “Infatti, i venti, le correnti potrebbero averlo spinto in Albania, o come sostiene un sommozzatore essere giunto sulle coste di Ancona. Ormai la nostra vita è ferma a quel 28 dicembre.” Intanto si sa che probabilmente per aprire il portellone ci vorranno almeno altri dieci giorni, la temperatura all’interno della nave è ancora troppo alta e l’ossigeno potrebbe provocare nuovi focolai di incendio. La famiglia Balzano, però intende andare fino in fondo, ha aperto una pagina Facebook: Carmine Balzano. Ancora non è finita, dalla quale lancia appelli e cerca contatti con i sopravvissuti che potrebbero ricordare qualcosa. Ed infine Mario Balzano lancia un appello: “Chiedo a Renzi di creare un filo diretto con le altre nazioni per reperire le notizie il prima possibile ed uno con noi, affinché ci informi di quello che sta succedendo. Non viviamo più da quel 28 dicembre”
Intanto, sulla nave è divampato un nuovo incendio per fortuna subito domato dai vigili del fuoco dai militari della Capitaneria di Porto di Brindisi, mentre il vento forte rende impossibile l’ispezione della nave e anche il nuovo posizionamento della nave per aprire il portellone.
La famiglia Balzano spera ancora di ritrovare Carmine e soprattutto lancia un appello affinché lo Stato non faccia in modo che la loro vicenda, come la vicenda di tutte le famiglie che stanno cercando i loro cari venga fatta cadere nel dimenticatoio