La nuova forma del Movimento è decisa: nascerà un «comitato centrale» e, a cascata, una serie di comitati regionali. Ognuno sarà diviso per referenti — non impegnati in prima linea nelle istituzioni — che gestiranno «in maniera verticale» i temi politici (imprese, difesa, immigrazione, scuola e molti altri). Questa è l’impronta — molto simile a una segreteria politica ma un po’ più flessibile — che Luigi Di Maio vuole proporre ai militanti. Ma il dato politico di giornata è anche il ritorno prepotente, centrale della piattaforma Rousseau nei processi decisionali dei Cinque Stelle. Un ritorno alle origini, segnato da alcune novità dirompenti. Il Movimento pubblica le regole per le candidature alle Europee — includendo cinque capilista scelti dal leader — e Di Maio annuncia via blog una sorta di rivoluzione copernicana: nuova struttura appunto e possibilità di allearsi con liste civiche alle Amministrative. Soluzioni che, però, dovranno essere sottoposte al vaglio dei militanti su Rousseau. E non solo. Anche lo scoglio del voto sul caso Diciotti passerà molto probabilmente (e in tempi rapidi) da una votazione online. Dopo la sconfitta alle Regionali in Abruzzo e i giorni di silenzio pubblico, sfociati internamente anche in momenti di tensione con Davide Casaleggio (superati poi dalla riflessione condivisa che ha dato il la al post sul blog), il vicepremier propone una mediazione tra le due linee che hanno animato la discussione nel Movimento: maggiore struttura e più collegialità. Il compromesso è dettato dalla necessità di «bilanciare gli equilibri», come dicono alcuni esponenti pentastellati. E getta le basi per una nuova fase politica.
Lina Palmerini sostiene sul Sole 24 Ore che Di Maio trascura tuttavia il vero nodo, che lo riguarda molto più da vicino: il rapporto con Salvini. Quello è il “non detto” del chiarimento che ieri ha cercato con gli elettori in rete. Perché è vero che le sconfitte regionali sono determinate dall’isolamento in cui si sono rinchiusi i 5 Stelle ma il dato abruzzese non è solo la vittoria del candidato di centrodestra Marsilio – sostenuto da vari partiti – e il sorpasso pure del candidato di centro-sinistra Legnini – appoggiato da 7 liste civiche più il Pd – ma il vantaggio che la Lega ha preso sul Movimento. Fino a qualche anno fa il partito di Salvini nemmeno esisteva in Abruzzo, oggi supera il 27% staccando di più di 7 punti i 5 Stelle che alle elezioni di marzo 2018 aveva sfiorato il 4o per cento. Una conferma di quelli che sono i sondaggi nazionali. È questo che non va: l’alleato che gli sta rubando voti.