Sarebbe stato Paolo Borsellino stesso ad azionare il telecomando dell’ordigno che l’ha ucciso il 19 luglio del ’92. E’ quanto avrebbe rivelato Totò Riina nell’ennesima confidenza rilasciata al suo compagno di cella Alberto Lorusso durante l’ora d’aria, in una delle conversazioni intercettate dalla Dia. A riportare la notizia è l’edizione online di Repubblica Palermo.
La confidenza di Riina risalirebbe a novembre scorso, quando il capo di Cosa nostra è tornato a parlare delle stragi e al suo interlocutore ha raccontato un retroscena del tutto inedito sulla bomba che il 19 luglio 1992 scoppiò in via d’Amelio, a Palermo: Riina spiega che il telecomando della carica era stato sistemato nel citofono del palazzo dove abitava la madre del procuratoreBorsellino.
Il capomafia ha un tono compiaciuto quando descrive la scena a Lorusso. Paolo Borsellino, citofonando alla madre, avrebbe azionato la bomba piazzata dentro la Fiat 126, la bomba che non lasciò scampo al magistrato e ai cinque poliziotti della scorta. Quest’ultima sconvolgente verità è adesso all’esame del pool coordinato dal procuratore Sergio Lari, che in questi anni non ha mai smesso di cercare la verità sui misteri di via d’Amelio.
I pm di Caltanissetta stanno ripercorrendo con attenzione le parole di Totò Riina, perchè ancora oggi c’è un grande mistero attorno al telecomando che attivò l’ordigno della strage di luglio. Neanche gli ultimi due pentiti di Cosa nostra, Gaspare Spatuzza e Fabio Tranchina, hanno saputo dire chi avesse in mano il congegno elettronico