Contraddicendo la vulgata popolare, è proprio l’arrivo di interminabili mezze stagioni a caratterizzare la crisi climatica sull’Italia, contrastando l’estate torrida e cancellando il freddo inverno, così da mettere in crisi i produttori di abbigliamento pesante e costringere gli agricoltori a ripensare i cicli colturali. Il settimanale report dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche indica come l’andamento meteo degli anni recenti sull’Europa denoti una lunga stagione secca, da Giugno (addirittura da Maggio nel 2021-2022) a fine Ottobre, con temperature costantemente pari o superiori ai 30 gradi e piogge quasi totalmente assenti; i restanti mesi, invece, sono caratterizzati da moderata instabilità atmosferica, con sporadiche precipitazioni localmente anche violente e temperature decisamente miti, cui si accompagna una stagione umida, caratterizzata da temperature primaverili e dal transito di cicloni, che in alcuni casi assumono l’intensità di uragani mediterranei: in sintesi, una lunga stagione intermedia, ora più secca, ora più umida ed una lunga, caldissima estate.
“E’ questa fotografia a testimoniare la necessità di adattare i territori alla nuova fase climatica, dotandoli delle necessarie infrastrutture per calmierare l’estremizzazione degli eventi atmosferici, dall’alluvione alla siccità. Servono investimenti nella programmazione idrica per garantire produzione e redditività all’agricoltura” ribadisce Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI).
Secondo il C.N.R. (Consiglio Nazionale Ricerche), Febbraio si è concluso con anomalie fino a +7 gradi nella Mitteleuropa. In Italia, al Nord l’anomalia è stata +3,64°, al Centro +2,85°, mentre al Sud +2,56°; Febbraio 2024 è stato il più caldo di sempre al Nord ed al Centro, mentre al Sud è al secondo posto. In Italia, l’inverno meteorologico che si è appena concluso (se mai è iniziato), è stato il più caldo della storia, con un’anomalia trimestrale di +2,16°. Le precipitazioni dell’ultima decade del mese scorso sono riuscite, ma solo al Nord, a stabilizzare un bilancio idrico negativo, soprattutto a causa della rapida fusione del già scarso manto nevoso, dovuto alle alte temperature.
Questo ha permesso il riempimento dei bacini settentrionali ma, allo stesso tempo, sta costringendo al rilascio di enormi quantità d’acqua, che vanno inevitabilmente disperse: è il caso dei due laghi più grandi, Maggiore (+ cm. 70 sulla media) e Benaco (+ 90 centimetri, quando l’anno scorso si raggiungeva a piedi l’Isola dei Conigli…), costretti a far defluire il massimo delle portate così come il bacino romagnolo della diga di Ridracoli in tracimazione controllata; buone anche le condizioni dei laghi di Como (65,3% di riempimento) e d’Iseo (79,3%). Al Sud, invece, le piogge di questi giorni, localmente anche violente, non sono sufficienti a ripianare un grave deficit idrico, consolidatosi in oltre 7 mesi di siccità.
Rispetto alla settimana scorsa, la portata del fiume Po è aumentata mediamente del 317%; a Pontelagoscuro, sul delta, scorre il 175% d’acqua in più rispetto alla media.
In Valle d’Aosta sono presenti al suolo oltre 130 centimetri di neve; crescita moderata per la Dora Baltea ed il torrente Lys.
In Piemonte, gli ultimi 10 giorni di Febbraio hanno portato in dote 158 millimetri di pioggia, regalando un surplus di +234%! La neve è caduta abbondante anche sui rilievi Sud-Occidentali, che per tutto l’inverno erano rimasti quasi totalmente brulli; un leggero deficit nivale persiste sui rilievi nord-orientali dei bacini fluviali di Sesia, Toce e Ticino. Migliora la situazione delle acque sotterranee ed aumenta considerevolmente la condizione di tutti i fiumi, le cui portate sono ora nettamente superiori alla media del periodo (fonte: ARPA Piemonte). Esemplare è il caso del Tanaro che , dopo settimane di profondissima crisi idrica, ha ora un flusso di quasi il 160% superiore alla media e 10 volte maggiore di quello dell’anno scorso; “performances” eccezionali anche per Toce e Stura di Lanzo.
In Liguria è tornata la neve sulle Alpi (cm. 49 a Triora). Dopo i picchi della scorsa settimana, la decrescita dei livelli fluviali è considerevole: l’Entella cala di circa mezzo metro, la Vara di oltre 80 centimetri, mentre la Magra addirittura di cm.180; a Ponente cresce, invece, l’Argentina.
In Lombardia, le riserve idriche sono tornate in linea con i valori normali, anche se persiste un deficit nivale significativo sui bacini di Toce-Ticino-Verbano (-41,2%), Brembo (-19,6%), Serio (-6,5%); nel complesso, rispetto all’anno scorso, la risorsa stoccata è superiore del 158%. Tra i fiumi, la portata dell’Adda (291 metri cubi al secondo) è ora quasi 4 volte superiore alla media del periodo nello scorso biennio.
Per il Veneto è stato il secondo Febbraio più caldo di sempre (+4,1° dopo aver registrato addirittura +5,6° e +5,1° nella prima e seconda decade). Grazie alle perturbazioni di fine mese, la cumulata di pioggia mensile è salita a mm.170 (+192%) con picchi di mm. 557 nel Vicentino a rischio alluvione. Sull’anno idrologico il surplus d’acqua è del 37%. Le nevicate a cavallo tra la fine di Febbraio ed i primi giorni di Marzo hanno colmato anche il deficit nivale sulle Prealpi, riportando il valore nella norma, mentre sulle Dolomiti ora è superiore alla media. Attualmente la risorsa idrica nivale è di 220 milioni di metri cubi sul bacino del fiume Piave, 140 milioni su quello del Cordevole e di 200 milioni di metri cubi su quello del Brenta (fonte: ARPAV). Le portate dei fiumi sono tutte in crescita e ben al di sopra delle medie del periodo: spiccano il Muson dei Sassi (+329% sulla media), il Bacchiglione (+315%), la Livenza (+297%), il Brenta (+224%), l’Adige (+134%).
In Emilia-Romagna, le abbondanti piogge cadute sui bacini montani più occidentali (mm.413 in media da inizio 2024) hanno consentito agli invasi piacentini di Mignano e Molato di riempirsi rispettivamente per il 90,4% e per l’88,7%: complessivamente stanno trattenendo oltre 16 milioni di metri cubi d’acqua (+5 milioni in un mese), il valore più alto dal 2016. Le portate dei fiumi sono in grande crescita e molto superiori alla media.
Anche per l’Alta Toscana, quella attuale si sta rivelando una stagione particolarmente “umida”. Negli scorsi 30 giorni, sui comuni del versante appenninico toscano e su quelli abbarbicati sulle Alpi Apuane (province di Prato, Pistoia, Massa, Lucca) si sono cumulate piogge tra i 300 ed i 500 millimetri con record a Stazzema con 560 millimetri. Tornano a valori più rassicuranti, ma sempre ben al di sopra della media, le portate di fiumi nella regione. A differenza delle Alpi, sull’Appennino continua a scarseggiare la neve e sulla cima dell’Amiata, così come in Garfagnana, ci sono solamente 8 centimetri di coltre.
Le precipitazioni di questa settimana hanno bagnato anche le Marche, soprattutto le località meridionali a ridosso dei Sibillini (fino a 100 millimetri in 7 giorni), mentre decisamente meno la parte settentrionale della regione (una trentina di millimetri). Si alzano i livelli dei fiumi e la disponibilità idrica negli invasi è di oltre 50 milioni di metri cubi, leggermente inferiore all’ottima annata 2023. Sui monti Sibillini, sopra i 2000 metri, sono presenti 63 centimetri di neve (monte Bove).
Le piogge cadute sull’Umbria non sono state sufficienti per un ritorno alla normalità dei livelli del lago Trasimeno: la crescita di soli 6 centimetri è ancora insufficiente a raggiungere almeno il livello minimo vitale (-cm. 1,20). In aumento sono le portate dei fiumi Topino, Chiascio e Paglia.
Nel Lazio, incrementi di portata vengono registrati nei fiumi Tevere, Aniene e Liri, mentre è in calo la Fiora. La neve ricompare sull’Appennino laziale, ma è scarsa: mancano dai 40 (Terminillo) ai 50 centimetri (Campo Catino) di manto rispetto all’anno scorso.
Preoccupante è la situazione della disponibilità idrica in Abruzzo: su tutta la regione, da inizio anno idrologico, è piovuto pochissimo e, per quanto riguarda il mese di febbraio, il deficit pluviale riguarda tutto il territorio regionale (-51%) con criticità più evidenti sulla fascia collinare litoranea, in particolare sulle province di Chieti e Pescara (entrambe intorno a -64% di pioggia); la situazione si ripercuote anche sulla disponibilità idrica nell’invaso di Penne, oggi ai minimi dal 2016. L’Appennino Abruzzese, che sino a pochi giorni fa era a secco di neve, vede le sue cime più alte imbiancarsi, ma la coltre è alquanto scarsa (- cm.46 a Forca d’Acero).
In Molise il livello nel bacino della diga del Liscione è cresciuto di m. 1,63 in un mese (fonte Molise Acque).
Tra i fiumi della Campania, la migliore performance è del Garigliano, il cui livello cresce di quasi 90 centimetri in una settimana.
In Basilicata, questa settimana, l’aumento dei volumi invasati si attesta su quasi 23 milioni di metri cubi, ma lo scarto negativo rispetto all’anno scorso rimane enorme (-mln. mc.128).
Anche in Puglia il buon andamento di questa settimana (+14,52 milioni di metri cubi) non riesce a colmare il gap con l’anno scorso (-mln mc 129,77).
“A leggere i dati di questa settimana – commenta Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – si preannuncia un’estate difficile per il Sud Italia. Sarebbe, però, un errore considerare superata l’allerta siccità, presente fino a pochi giorni fa anche in altre zone del Paese: non cambiando sostanzialmente la situazione infrastrutturale, resta infatti marcata la fragilità idrica di alcuni territori dipendenti quasi esclusivamente da un andamento meteo, di cui la crisi climatica accentua gli estremi: pur essendo migliorata la disponibilità d’acqua, persistendo temperature largamente superiori alla norma, basteranno, come già accaduto, settimane prive di piogge significative per riproporre condizioni di sofferenza idrica. In quei momenti rimpiangeremo l’enorme ricchezza, che stiamo lasciando defluire inutilizzata in mare.”
In Sicilia localmente continua a piovere molto: nel Messinese si registrano cumulate, che superano i 40 millimetri (mm.76 a Cesarò Monte Soro) nelle 48 ore.
Infine, in Sardegna, a Febbraio, sono confluiti nei bacini artificiali 67 milioni di metri cibi d’acqua, insufficienti a colmare il deficit accumulato in questi mesi: i volumi attualmente trattenuti sono, infatti, il 53% della capacità totale, inferiori del 31% rispetto alla media del periodo (Fonte: Autorità di Bacino Regionale della Sardegna).