“I giochi al Senato sulle riforme si chiuderanno l’8 agosto. A fissare la data è stata la Conferenza dei capigruppo che, a maggioranza, ha stabilito il contingentamento dei tempi in Aula per uscire dall’impasse. E il premier Matteo Renzi tira dritto per la sua strada. “Piaccia o non piaccia noi le riforme le faremo. In Italia c’è un gruppo di persone che dice no da sempre. E noi, senza urlare, diciamo sì!”, ha spiegato ad Alan Friedman, sul sito del Corriere. Di fatto, quindi, scatta la cosiddetta ‘tagliola’: i gruppi avranno a disposizione nelle prossime due settimane 135 ore complessive per l’esame della riforma. Un tempo nel quale, però, dovranno essere anche approvati i decreti in scadenza e già in calendario. E infatti i dl Competitività e Cultura verranno esaminati già oggi pomeriggio e poi domani e lunedì. “E’ una decisione grave e irresponsabile. In Aula daremo battaglia”, ha attaccato la senatrice di Sel Loredana De Petris. “Avremo 135 ore a disposizione nelle prossime due settimane, nelle quali dovranno essere discussi anche i decreti in scadenza – ha sottolineato il capogruppo del M5s Vito Petrocelli -. E’ uno dei soliti giochetti di Renzi, infatti pur non chiamandola tagliola, e’ una tagliola nella sostanza”. “Questo è un governo che si dichiara democratico e che toglie la parola ai parlamentari – ha osservato il capogruppo della Lega Nord Gian Marco Centinaio -. Grazie a Renzi non si parla più di contenuti ma solo di tempi, vuole andare in vacanza l’8 agosto. Perché tanta fretta? Chiedetelo a lui”. In ogni caso, ha precisato, l’ostruzionismo dell’opposizione alle riforme “non riguarderà i decreti da approvare perchè noi, al contrario di quello che vogliono far credere, vogliamo il bene del paese. Sono quelli della maggioranza che si fanno ostruzionismo da soli”. Ma il ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi, a scanso di equivoci su Twitter ha assicurato che “l’ultima parola sulle riforme sarà dei cittadini”, perchè si andrà al “referendum comunque! “.
L’atmosfera in Aula però è diventata incandescente. E, alla ripresa dei lavori, le opposizioni hanno contestato il capogruppo del Pd, Luigi Zanda, che si è difeso così: “ho fatto sei appelli per cercare una soluzione condivisa. Non volevamo arrivare al contingentamento ma non potevamo permettere che la discussione sulle riforme costituzionali finisse come sta finendo”. Anche con la diffusione di “espressioni luride, che mi vergogno di ripetere. Quelle sono un’offesa a chi ora sta soffrendo”, ha detto Zanda riferendosi a quanto scritto su twitter dal senatore Morra che ha paragonato il Senato a Gaza . “Vogliamo discutere sulla costituzione. Mi ribello a questa assenza di democrazia delle opposizioni”. Intanto, dopo la battaglia in Aula, un centinaio di parlamentari di M5s, Sel, Lega e gruppo misto di Camera e Senato si sono riuniti nei pressi di Palazzo Madama per dirigersi in Corteo verso il Quirinale, dove chiederanno di essere ricevuti dal Capo dello Stato.
Prima di arrivare alla decisione del contingentamento, la maggioranza aveva lanciato un ultimo appello alle opposizioni affinchè tagliassero drasticamente il numero degli emendamenti. La proposta era stata fatto nel corso della capigruppo di Palazzo Madama di questa mattina che, dopo una lunga discussione, era stata riaggiornata alle 14.30 e poi ancora alle 15.10. “Ci vuole un ritiro sostanzioso degli emendamenti, così non si può discutere, è un ricatto – ha detto Boschi -. Mi aspetto un ritiro sostanzioso degli emendamenti, concentrando la discussione su alcuni punti, oppure andiamo avanti. Ma è chiaro che questo numero di emendamenti è un ricatto”. Dello stesso parere il capogruppo del Pd al Senato, Luigi Zanda. Bisogna “ridurre gli emendamenti lasciando solo quelli riassuntivi – ha osservato -. Abbiamo fatto per la quinta volta un appello per la riduzione degli emendamenti. Con tempi minimi, la discussione sul ddl riforme, con 8 mila emendamenti, non potrebbe terminare prima di meta’ del 2015. Il nostro regolamento prevede anche forme di contingentamento dei lavori. Intendo l’articolo 55 del regolamento che prevede di contingentare i tempi”.
Una soluzione auspicata anche dal capogruppo di Ncd, Maurizio Sacconi. “O vengono ridotti drasticamente gli emendamenti entro il 9 agosto o viene utilizzato l’articolo 55 del regolamento che regola i tempi di discussione – ha affermato -. In ogni caso, la maggioranza è determinata a ottenere il voto sul ddl prima della pausa estiva”. Dalle opposizioni, però, non arrivano segnali distensivi. “Stanno calpestando la democrazia. Vogliono semplicemente portare a casa una riforma che non ha senso”, ha sottolineato il senatore del M5S Bruno Marton. “Se il governo vuole mostrare i muscoli, bene, lo faremo anche noi”, ha avvertito il capogruppo della Lega Gian Marco Centinaio. E Loredana De Petris di Sel ha aggiunto: “Non possono pretendere che ritiriamo tutti gli emendamenti in cambio di niente”. I lavori al Senato si sono aperti stamattina e dopo un paio di voti su altrettanti emendamenti, il capogruppo Pd Zanda ha chiesto la convocazione della capigruppo per tentare di uscire dall’impasse.