Trovate le coperture per bloccare l’aumento dell’Ires per il Terzo Settore, mentre rimane il nodo del Tfr degli statali che andranno in pensione con quota 100. L’anticipo bancario eviterebbe uno slittamento di sette anni, ma potrebbe comportare costi molto elevati se gli interessi saranno anche in parte a carico dei lavoratori, i sindacati contestano fortemente l’ipotesi. Il decreto sul reddito di cittadinanza e quota 100 arriverà in Consiglio dei ministri giovedì, ha confermato ieri Salvini, aggiungendo che «ci sono i contributi previsti per i disabili», si tratta di 400 milioni che la Lega si era impegnata a spostare sulle pensioni d’invalidità. «Il governo si appresta a introdurre nel Dl semplificazioni all’esame del Parlamento o in quello su reddito e pensioni in arrivo la prossima settimana una norma che abrogherà l’aumento» al 24% dell’Ires per le associazioni non profit, ha confermato il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, aggiungendo che invece servirà un periodo più lungo, di alcuni mesi, per il riordino complessivo delle agevolazioni previste per il settore. Non ci sono schiarite invece sul fronte del pubblico impiego. I lavoratori pubblici, in particolare quelli della scuola, della sicurezza e della giustizia troveranno nel provvedimento una piccola norma che dovrebbe mettere fine ad una serie di preoccupazioni emerse in passato. Il tema è quello delicato della prescrizione dei contributi previdenziali. Nel mondo ex Inpdap molte posizioni assicurative risultano tuttora non complete a causa di una pesante eredità del passato: lo Stato infatti nel suo doppio ruolo di datore di lavoro e di erogatore della prestazione previdenziale non versava effettivamente i contributi dovuti, come avviene nel privato. In un primo momento il ministro della Pubblica Amministrazione Giulia Bongiorno si era impegnata a evitare qualunque penalizzazione per i dipendenti pubblici, che già incassano il Tfr in media almeno due anni dopo essere andati in pensione. Le bozze del decreto su quota 100 prevedono che chi va in pensione in anticipo debba però aspettare il termine stabilito dalla legge Fornero per il versamento dell’indennità di fine rapporto, il che significa che potrebbero passare circa sette anni.