Maggio di fuoco per la scuola italiana. Matteo Renzi é contestato dal mondo della scuola e dai sindacati. Molti i punti che non convincono: dal potere del dirigente, organo monocratico, alla valutazione dei docenti che sarà affidata ad una commissione composta da un genitore, uno studente e il dirigente. E’ evidente nel genitore e nello studente il conflitto d’interesse e l’assenza di competenze. La terzietà nella valutazione rimane per il dirigente che sarà valutato da una commissione esterna. Seri dubbi si prospettano sulla selezione del personale docente con discrezionalità del dirigente. Una strategia che non premia il merito ma, eventuali necessità della scuola individuate dal dirigenti. I docenti, di ruolo e precari, non ci stanno, perché il rischio é che salti la selezione per merito, cioè titoli e punteggi. Dietro la norma si adombrano gli spettri del clientelismo e della corruzione, fenomeni noti allo spirito italico. Poi ci sono i duecento milioni di euro di incentivo agli insegnanti che snaturano il regime di cooperazione.
Ne abbiamo parlato con Antonio Valentino, dirigente scolastico in pensione, dirigente nazionale dell’associazione Proteo Fare Sapere.
L’insegnante viene valutato dal preside, da uno studente e da un genitore, oppure, nella scuola primaria, da due genitori insieme al preside. Si annunziano scioperi degli scrutini e altre forme di protesta. Cosa ne pensa?
“Ne penso male, le barricate sono fuori dalla mia visione. Devo dire, però, che il comitato di valutazione non è una cosa che funziona, mancano le competenze e c’è anche un po’ conflitto di interesse nel senso che lo studente, e anche il genitore, sono un po’ portati a parlar male del professore. Ma va detto, per amore di verità, che questa non è la proposta del disegno di legge che affidava, invece, solo al dirigente la valutazione. La colpa originaria non é da ascrivere a Renzi, semmai alla toppa che Renzi ha individuato”.
Tutta la scuola sciopera e contesta: docenti, personale ATA, studenti. Perché?
“Ciascuno ha le proprie motivazioni per scioperare, per una pluralità di ragioni e di interessi. Questa scuola si vive male, mancano risorse, manca una modalità di diventare protagonisti. Ci sono delle risposte soddisfacenti, ma é la visione d’insieme che mi lascia perplesso”.
Cosa?
“Penso alla distribuzione dei duecento milioni di euro che creano divisioni fra insegnanti invece di creare un regime di cooperazione. Si propone una visione individualistica della formazione attraverso i 500 euro per tutti. Il modello organizzativo non é quello della dimensione collegiale e cooperativa con una leadership plurale, la chiave di volta di una scuola che voglia essere efficace”.
Avremo degli insegnanti in più?
“Per la prima volta avremo sette o otto insegnanti in più nella logica dell’autonomia, e questo ha un suo valore, una sua rilevanza. Il piano dell’offerta formativa non é più annuale, ma diventa triennale, c’é un organico che viene utilizzato in funzione delle esigenze della scuola e non soltanto in base ai posti vacanti. L’organizzazione scuola-lavoro, la seconda lingua possono realizzarsi soltanto attraverso un organico potenziato”.
Insomma cose che non vanno, ma anche cose che vanno.
“La negatività é legata alla visione, questo impianto ha poco a che fare con la visione organizzativa cooperativa”.
Tende a creare i conflitti?
“Certo, pensi ai 200 milioni di euro di premialità, quante persone si possono premiare in ogni scuola, cinque o sei persone. E gli altri?”.
Parliamo della valutazione del dirigente.
“Il dirigente, sulla base delle scelte operate, viene valutato da altri, dirigenti scolastici regionali ed ispettori, qui c’é il requisito della terzietà. Poi c’è il processo di autovalutazione della scuola. Il dirigente risponde delle scelte, di come ha dato i soldi agli insegnanti, della valorizzazione delle risorse. La valutazione é legata all’utilizzo dell’organico dell’autonomia”.
Riforma promossa o rimandata?
“Manca la visione di pratiche e di apprendimento, gli elementi ostativi sono i 200 milioni di euro dati così e la valutazione dell’insegnante che non ha gli elementi della terzietà”.
Parliamo della fase attuale dell’iter legislativo, non sappiamo cosa accadrà al Senato. Cosa potrebbe cambiare?
“Rispetto ai duecento milioni non credo che faranno marcia indietro perché, dopotutto, sono dei soldi in più per la scuola. Non sempre le risorse hanno un valore positivo, ce l’hanno quando si utilizzano al meglio e qui ci sono elementi ostativi interni”.