amianto

di Simona D’Albora

Solo 500 tonnellate di rifiuti speciali smaltiti in Campania nel 2012: è quanto emerge dal rapporto Ispra sulla produzione dei rifiuti speciali. La cifra appare davvero bassa messa a confronto con il milione di tonnellate all’anno dalla Puglia. A preoccupare, è soprattutto l’assenza dei  dati certi sui flussi e la destinazione dei rifiuti speciali della regione.

“In Campania – dichiara Antonio Marfella – non esistono  discariche a norma per i rifiuti speciali ed è l’unica regione italiana a detenere questo triste primato. Questo è il motivo per cui sono state autorizzate allo smaltimento dei rifiuti speciali le discariche di San Tammaro, Savignano Irpino e Terzigno con il solo sversamento di 500 tonnellate in quella di Terzigno, adesso non è tollerabile pensare che mentre in altre regioni le quote di smaltimento sono molto più alte, in Campania si smaltiscono solo 500 tonnellate di rifiuti speciali e quello che inquieta è che non c’è certezza della produzione di flusso e della destinazione finale dei rifiuti, non sappiamo se davvero vengano smaltiti fuori regione o rimangono in Campania.”

A preoccupare inoltre sono i dati relativi all’amianto: possibile che la Campania si ritrovi anche in questo caso in controtendenza con il dato nazionale e registri una costante diminuzione di quello in uscita? “Dal 2012 , da quando cioè sono partiti gli incentivi per lo smaltimento dell’amianto, all’improvviso si registra un calo  della produzione del rifiuto amianto dal 44 al 50%, quanto mai singolare, – continua Marfella – è lecito chiedersi dove finisce? La Regione ha anche deliberato la costruzione di impianti per lo smaltimento ma ad oggi ancora non è stato fatto niente, è chiaro che è per favorire il guadagno enorme che c’è per il trasporto fuori regione, anche se, fuori regione non arriva mai. Quello che mi sorprende è che, a parte noi medici del’Isde e don Maurizio Patriciello, nessun sindacato o organo di controllo chiede alle Istituzioni spiegazioni.”

amianto 2Intanto la Campania è tra i 18 comuni sotto il mirino dell’Unione Europea, l’inadempimento delle normative comunitarie in materia di smaltimento di rifiuti ha costretto l’Italia a pagare una multa di 40 milioni di euro e di altri 42,8 milioni di euro per ogni ulteriore semestre di mancato adeguamento. “La condanna – spiega Marfella – è dovuta allo stato delle discariche non messe in sicurezza, si è solo pensato di coprire con terreno. Pensiamo al caso della discarica Resit: erano due discariche, una smaltiva i rifiuti urbani, l’altra quelli speciali, i casalesi hanno creato ad arte un’emergenza trasformando le due in un’unica discarica  e scavando fino alla falda acquifera ormai contaminata. Siamo al paradosso, la situazione del cattivo smaltimento dei rifiuti speciali è 4 volte peggiore rispetto ai tempi di Schiavone: se si pensa che oggi produciamo 6 milioni e 600.000 tonnellate di rifiuto speciale la metà del quale viene recuperato e il resto smaltito e all’epoca dei casalesi  se ne producevano 600.0000 tonnellate non smaltite”