Uno scoppio, le fiamme e poi un enorme e inquietante fungo nero che, come se fosse esplosa una bomba, si alza nel cielo di Roma, a pochi passi dai quartieri Fidene, Villa Spada, Serpentara, Castel Giubileo, stendendo sull’intera zona un mefitico sudario di fumo e puzza, che poi nel corso della giornata finirà per coprire tutta la Capitale. È successo alle 4.30 della notte tra lunedì e martedì in via Salaria: in fiamme l’impianto di trattamento meccanico-biologico (Tmb) Salario, spina nel fianco dei residenti fin dalla sua apertura, nel 2011, oggetto di una severissima relazione dell’Arpa Lazio uscita il 19 novembre, che ne denunciava, tra l’altro, la saturazione nell’area stoccaggio, realizzata peraltro in modo approssimativo, e le norme violate nell’area “accettazione rifiuti”, oltre ai cumuli di spazzatura che causano cattivi odori. Per contenere l’incendio arrivano 12 squadre di vigili del Fuoco. Sul posto arriva anche il ministro Sergio Costa: «La mia esperienza è che non appena si fa qualcosa, come stavamo facendo per il Tmb Salario, parte l’incendio», dice. In attesa delle analisi dell’Arpa, che però ha già detto che dai rilievi effettuati «non ci sono criticità», resta il problema del periodo natalizio e della relativa (sovra)produzione di spazzatura: la sindaca ha chiesto aiuto «alle altre regioni».
La nube dei rifiuti su Roma simbolo dell’eterna emergenza – L’odore degli affari loschi
Si levano dai resti dell’impianto per il trattamento dei rifiuti andato a fuoco ieri, al quartiere Salario di Roma, miasmi ancora più pericolosi delle diossine liberate dall’incendio. È lo stesso fetore che avvolge ormai da troppo tempo la capitale d’Italia, il puzzo degli affari loschi, degli interessi opachi, dei soldi sporchi fatti sulle spalle dei cittadini. Senza farla mai respirare. Con la politica intenta a specchiarsi in diatribe di corridoio, pronta solo a farsi cogliere di sorpresa. Ci si è messo anche il caso, stavolta, a sottolineare la maledizione. Mentre le fiamme divoravano 3 mila tonnellate di spazzatura con tutto quello che c’era intorno, le agenzie di stampa battevano le motivazioni della sentenza d’appello su Mafia capitale. Li è descritto impietosamente il contesto agghiacciante in cui si sviluppavano quelle vicende