La Calabria festeggia il suo patrono e intanto viene depositato al Tar, sezione di Catanzaro, il ricorso del Governo contro l’ordinanza emessa il 29 aprile scorso dal presidente della Regione Jole Santelli che consente a bar, ristoranti e agriturismo la somministrazione di cibi e bevande se posseggono tavoli all’aperto. Un lungo braccio di ferro culminato poi con l’invito, che non aveva sortito alcun effetto, rivolto alla governatrice, ripetuto più volte, di mantenere la propria autonomia nei settori di competenza degli enti locali, ma senza ulteriori aperture rispetto alle norme stabilite dal Governo.
La Santelli, invece, rincara la dose: “Io ho il sole, mica tutte le Regioni d’Italia ce l’hanno”. E non mostra alcuna voglia di fare passi indietro. “Secondo la mia ordinanza da giovedì – chiarisce dai microfoni di “Un giorno da Pecora” di Rai Radiouno – possono stare aperti solo i bar e i ristoranti con servizio all’aperto. Ho una Regione che non ha numeri elevati di contagio e soprattutto ho una zona povera. Quindi, far iniziare a lavorare un po’ la gente è necessario. Scommetto una cena a Roma quando sarà possibile mangiare insieme che entro dieci giorni il governo apre i ristoranti. Mi sembra molto più pericoloso fare sport che non tenere dei tavolini. Il distanziamento dei tavoli segue le regole dei Dpcm precedenti, non ho inventato nulla. Ho aperto prima, perché spero che per giugno riprendano a lavorare. Sono convinta di aver fatto un’estensione del Dpcm, non una violazione amministrative, non un atto di lesa maestà”.
Insomma, tanto frastuono per nulla, dice la Santelli.
Eppure, nel primo giorno di allentamento del lockdown, i numeri non sembrano darle ragione.
Dal Pollino allo Stretto domina quasi dappertutto l’incertezza e pochi sono i bar che hanno aperto le saracinesche. A Cosenza, la città che ha risposto con maggiore entusiasmo all’ordinanza sono pochi i locali che hanno aperto. Strade semideserte anche a Catanzaro, Reggio Calabria e a Crotone dove si è tenuta anche una manifestazione di protesta dei commercianti che hanno simbolicamente consegnato le chiavi delle loro attività in Comune per chiedere sostegni allo Stato e la possibilità di rimandare il pagamento dei tributi.
A scaldare il cuore dei fedeli ieri solo l’omelia per le celebrazioni della canonizzazione di San Francesco, patrono della Calabria avvenuta il 1 maggio del 1519. “Siamo tutti qui, seppur in modo diverso. Oggi siamo tutti a Paola con il cuore e con lo spirito”. A dirlo mons. Francesco Nolè, vescovo della diocesi di Cosenza Bisignano, in chiesa, durante le celebrazioni del patrono.

Invita alla prudenza mons. Nolè per il pericolo di nuovi casi di contagio del virus: “So che molti di voi avrebbero voluto recarsi qui a Paola ma san Francesco per questa anno dice ‘fermatevi’. Quest’anno lo festeggiamo nel cuore per scoprire il segreto della sua santità”. Mentre mons. Morosini, vescovo di Reggio Calabria, denuncia:
“In nome di San Francesco vi chiedo ‘uccidete il virus della burocrazia’. Non si può accettare che la Regione dia sussidi e provvidenze e bisogna aspettare 2-3 anni perché passino in esecuzione. Questa povera gente altrimenti finirà in mano alla ‘ndrangheta e agli usurai”.