L’Italia, va perdendo ad uno ad uno i suoi pezzi più importanti di umanità e di saperi, con un vuoto grandissimo e senza possibilità alcuna di sostituzione.

L’ultimo ad andarsene, in punta di piedi, è stato Umberto Eco; un pensatore di grande respiro, nonché di grande umanità che si è occupato degli italiani e del loro fare, purtroppo, non sempre amico dei saperi, con deviazioni, soprattutto, giovanili, le emergenti radici profonde dei gravi mali d’Italia.

Semiologo di grande spessore, si è imposto all’Italia ed al mondo, per lo studio dei segni linguistici, un’espressione utile ed insostituibile per ben capire l’uso del linguaggio e dei comportamenti umani.

Eco è stato un maestro; un maestro fortemente impegnato a capire i comportamenti della società del nostro tempo.

Il suo impegno instancabile per la lingua dei segni è alla base di tutto il suo pensiero; è il fondamento importante del suo instancabile sguardo indagatore, fortemente basato sul razionalismo critico per conoscere a fondo, i mali d’Italia e del mondo, soprattutto oggi, in una condizione umanamente fluida, dove all’Essere si è andato sempre più sostituendo l’apparire-avere ed i simboli di un’umanità egoisticamente avvitata su se stessa e purtroppo indifferente al futuro.

Con profonda commozione nei nostri cuori ci ha lasciato anche l’ultimo dei censori energicamente buono della nostra generosa Italia, ma non solo; il suo pensiero, il suo attento fare nel considerare i comportamenti umani di un mondo, soprattutto giovanile, fortemente basato su se stesso, sempre più vittima sacrificale di un potere mediatico capace di assorbire tutto e tutti e di trasformare nei più, con grave danno, il virtuale, in un mondo solo illusoriamente reale, ma che reale non è.

Umberto Eco aveva capito a fondo il disastro umano a cui la società del nostro tempo andava incontro con il suo fare sempre più disumanamente distante gli uni dagli altri.

Caro Umberto Eco, sei stato sempre profondamente penetrante nelle tue analisi socio-antropologiche; era umanamente profondo il senso di disperazione in quel tuo pensiero fortemente aggressivo, ma grandemente carico di umanità sul mondo degli “imbecilli del web”, tutti presi dal falso virtuale e con distacco crescente per il mondo reale.

La solitudine dei tanti giovani dialoganti con i “silenziosi” del mondo virtuale, oggi vissuto in modo assorbente, come unico mondo possibile, ti faceva tanto, ma tanto male; ti faceva soffrire e non poco, per cui con grande forza ed autorità censoria, levavi alta la tua voce, nella convinzione -certezza di dover intervenire per dare la sveglia e per cercare di fermare quel mondo fantastico e di farne così scendere i più, a partire da quelli, con caratteristiche dentro, dall’umanità assolutamente debole e come tale, senza appello, soccombente a tutto ed a tutti e soprattutto, soccombente ai poteri forti ed ai voleri assorbenti di chi, egoisticamente, pensa di costruire a propria dimensione, un mondo disumanamente disunito e con alla base, tanta, tanta solitudine che fa male e che sempre pi spesso, uccide i deboli; i più deboli, vasi di argilla fragili, in un sociale, purtroppo, a senso unico, dominato dal fare invadente e possessivo dei vasi di metallo, i padroni unici di questo mondo che hai ripetutamente “bacchettato”, pensando saggiamente a farlo rinsavire.

L’intelligente popolarità italiana e nel mondo di Umberto Eco, una popolarità di pensiero assolutamente non populistica è, prima di tutto, legata al romanzo-saggio “In nome della rosa”.

Umberto Eco oltre ad essere stato filosofo, semiologo e grande esperto di comunicazione, è stato un intelligente scrittore-saggista, con il pensiero sempre vigile ed attento alla politica.

Un uomo del pensiero italiano di rilevante importanza; la sua scomparsa rappresenta, un vuoto grande per la cultura italiana e soprattutto per quel pensiero italiano attivamente vigile che, attraverso la voce di Umberto Eco, si faceva spesso e con forza sentire, richiamando all’ordine il crescente e diffuso mondo di disordine umano e sociale che è, purtroppo, oggi l’insieme italiano.

Era, quello di Umberto Eco uno sguardo vigile sul mondo soprattutto italiano che vedeva tormentato da gravi ed inusuali cambiamenti di un fare umano sempre più indifferente all’ESSERE ed unicamente imbrigliato in un apparire disumanamente irreale, in quanto espressione e simbolo di sole realtà fantastiche che vengono diabolicamente pensate al solo fine di deviare il corso dell’umanità di sempre, con le importanti caratteristiche umani dell’essere uomini “saggi” e “giusti”, oggi, purtroppo, indifferenti ai più; oggi, sempre più cancellati dal nanismo umano e culturale di chi riconosce la sola importanza umanamente centrale della fantasia, fatta e sempre più di un mondo irreale e con le sole certezze-mondo che reali non sono, ma unicamente virtuali.

Umberto Eco, nonostante il suo fare sofferto, nel considerare i mali umani e sociali d’Italia e del mondo, era anche umanamente capace e spesso di ridere e di sorridere di tutto e di tutti; ironico, concedeva a se stesso ed agli altri, tanti spazi di umanità intelligente; tanto, tra l’altro, al fine di cogliere intelligentemente, il lato buffo della vita una condizione umana che, a saperla cercare, dà sempre e comunque, i suoi buoni frutti.

Umberto Eco era un pensatore senza se e senza ma; con la sua non comune intelligenza, andava in modo attivamente mirato, al nocciolo delle questioni umani e sociali che, cammin facendo, traduceva in un pezzo di storia italiana.

Il suo fare aveva sempre l’unicuum del pensatore saggio; tanto, sia quando esprimeva un pensiero filosofico, sia quando si occupava, da semiologo, del linguaggio e del suo uso sempre più spesso socialmente distorto, sia quando da scrittore, narratore e saggista, raccontava per raccontarsi, con il solo fine di raggiungere quella sempre più necessaria mutazione genetica dell’Io che diventa Noi, con un cammino coinvolgente per l’insieme umano e sociale.

Il suo fare di pensatore eccellente è un inno alla vita; l’inno di un presente che, pur passando in fretta, si radica con forza dentro di noi ed al tal punto, da fare diventare futuro, anche il tempo perduto, ma assolutamente utile da conservare per poter costruire insieme, il patrimonio dell’eternità umana che, in sé rappresenta, un inno all’età dell’uomo di tutti i tempi, sempre umanamente viva nel suo rapporto passato-presente-futuro.

Convintamente credo che la memoria sia importante nel nostro Paese e per il nostro Paese.

Altrettanto convintamente, credo che la vita, soprattutto la vita umana che viene espressa attraverso il pensiero, non è solo un piacevole inganno.

Tanto e tale è la vita di Umberto Eco che, amando e suonando, tra l’altro, il flauto dolce, non può essere assolutamente la vita di un “avvelenatore” delle coscienze umane.

Non è assolutamente così; Umberto Eco è, soprattutto e prima di tutto, un esplosione di intelligenza di idee creative.

È questo il grande patrimonio di pensiero che ci ha lasciati; è da questo suo patrimonio che bisogna partire per amare all’infinito il saggio pensiero di Umberto Eco, di cui l’Italia e gli italiani, prima di tutto e soprattutto, devono andare orgogliosi; devono sentirsi orgogliosi per quanto ci ha lasciato in idee (condivise o meno), in pensieri, in saperi linguistici ed oltre, attraverso percorsi di umanità che, partendo dal passato, hanno intelligentemente focalizzato il presente e la sua tanta complessa e difficile umanità.

La sua dimensione di uomo dal pensiero universale è confermata, tra l’altro, dal suo viaggiare per l’America dove andava ad insegnare le tante “cose del pensiero del mondo contemporaneo” in cui tanto credeva.

Era ed è un pensatore del mondo; tanto è confermato dal fatto che lo abbiamo visto sempre in giro per il mondo, per esprimersi ed esprimere idee che si preoccupava sempre di confrontare attivamente con quelle degli altri.

Umberto Eco, alla cui memoria, va tutto il nostro grande rispetto umano, è uno degli intellettuali contemporanei più importanti del nostro tempo; per questo ed a giusta ragione, lo piangeranno e lo ricorderanno in tanti, in ogni angolo del mondo.

Grande, la sua curiosità intellettuale; altrettanto grande, la sua insaziabile sete del SAPERE e del SAPERE cose nuove, poi da comunicare agli altri.

Eco, un italiano dal sapere veramente grande, è l’italiano insignito di ben quaranta lauree honoris; l’ultima quella di Torino, di due anni fa, da parte dell’Università in cui si era laureato.

Come importante espressione del pensiero riconoscente espressogli in vita, ci sono le pagine scritte da Gottlobe Frege nel libro “Analfabeto del pensiero”.

Proprio ne vale la pensa recuperarne il significativo percorso di pensiero nelle idee espresse da Gottlobe e poi riprese da Eco. “Il linguaggio si rileva inadeguato quando cerca di garantire il pensare dell’orrore”.

Eco, senza arrendersi mai, anche di fronte alle preoccupazioni di Gottlobe, trova la soluzione giusta, suggerendo la semiologia; suggerendo l’importanza di spingerci nel labirinto dei segni, comprenderne i richiami e le differenze, costruirne i sentieri, utilizzando l’uso corretto della logica e dell’uso linguistico.

Umberto Eco, un pensatore dalle esplosioni delle idee creative, è stato sulla scena del pensiero contemporaneo, un grande protagonista; un protagonista che non si è fermato mai.

Non voglio dilungarmi più oltre; il mio colloquio di pensiero con Umberto Eco, il genio italiano o così come opportunamente definito, nel suo ricordo all’amico scrittore, da Claudio Magris sul “Corriere della Sera” (21 febbraio 2016), potrebbe continuare all’infinito; tanto, perché trattasi di un piacevole, di un utile e di un opportuno parlare di un “amico”, scrivendo al fine di conoscere e far conoscere agli altri un italiano geniale ed un “pensiero italiano” di grande intelligenza e più che mai utile agli italiani, sempre più distratti e sempre più incapaci di ascoltare gli altri, che ben farebbero bene, ad ascoltare i loro i saggi saperi , quali quelli che Umberto Eco ha lasciato oggi in eredità all’uomo del mondo.

È bello, saggio e giusto, parlare di Eco, ripercorrendone velocemente il pensiero delle tante cose dette e scritte.

Ne ricordo a conclusione solo due. La prima è uno dei suoi tanti libri dal titolo “Apocalittici ed integrati”; mi ha coinvolto, tra l’altro, per le tante risposte sociologiche che ha dato alle mie esigenze di studi sociali ed antropologici, al fine di conoscere il comportamento umano del nostro tempo, con una grande attualità di pensiero per le crescenti trasformazioni in Italia e nel mondo, attentamente e con forte spirito critico osservate da Eco, nel ruolo di pensatore dinamico, capace di ascoltare gli altri per poi trovare le soluzioni giuste ai problemi; ai tanti problemi di un mondo inquieto, confuso, con un fare umano in movimento ed interessato da trasformazioni crescenti che, in moto perpetuo nel vortice di una dinamica fretta, si accavallano le une alle altre, senza le opportune pause di attenta riflessione da parte di tutti.

Il secondo intelligente ricordo di Umberto Eco lo voglio affidare al suo pensiero; ad un omaggio di pensiero al mondo di tutti i tempi, in quanto è assolutamente senza limiti alcuni di tipo spazio-temporale. Mi sento di doverlo dedicare, all’uomo del nostro tempo, nel rigoroso rispetto del pensiero di Umberto Eco, un nostro libero pensatore italiano, un italiano dell’universalità di un mondo senza confini.

Non c’è modo migliore per dare oggi l’addio ad Umberto Eco, se non con un sempre presente arrivederci all’incontro frequente con il suo pensiero saggio ed amico; ricordandoci per questo, delle sue intelligenti parole per l’uomo della Terra “chi non legge a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria! Chi legge avrà vissuto 5000 anni; c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito … perché la letteratura è un’immortalità all’indietro”.

Grazie Umberto Eco! Il mondo non cancellerà dalla memoria questo tuo testamento spirituale e di saperi; lo ricorderà sempre e ne farà grande tesoro nel nome immortale di Umberto Eco, un grande dell’umanità del pensiero universale.

Giuseppe Lembo