Di ETTORE MAUTONE
Stato di crisi della riabilitazione e dell’assistenza socio-sanitaria in Campania: il presidente della Regione, Stefano Caldoro, batte un colpo e a margine dell’assemblea generale che si è svolta oggi al Centro direzionale di Napoli convoca le associazioni di categoria mobilitate per lunedì 9 febbraio a Palazzo Santa Lucia. “In quella sede – avverte Pier Paolo Polizzi, portavoce del coordinamento che raggruppa otto sigle sindacali – sottoporremo al governatore, l’unico che puà sbloccare questa situazione – la mozione e piattaforma programmatica che abbiamo stilato e che in quattro punti irrinunciabili riassume i nodi irrisolti dell’assistenza sociosanitaria e riabilitativa in Campania. Non è possibile in un anno cambiare quattro volte le tariffe delle prestazioni ovvero bypassare le indicazioni di Tar e Consiglio di Stato che dopo un lungo contenzioso hanno riconosciuto il giusto compenso alle strutture rispetto alle cure erogate. La Regione pretende – giustamente – dai soggetti accreditati standard a cinque stelle ma poi propone rette da Bed&Breackfast che inevitabilmente condannano al ridimensionamento dei Livelli di assistenza una fascia d’utenza debole che resta tutelata da leggi specifiche solo sulla carta ma poi abbandonata a sé stessa. Una politica che, inoltre, comporta la perdita di migliaia di posti di lavoro qualificati in una regione che non brilla certo sul fronte dell’occupazione”.
Gli altri tre punti della vertenza riguardano i tetti di spesa, fuori misura rispetto al fabbisogno assistenziale dei pazienti, l’istituto della compartecipazione alla spesa (ticket dal 30 al 50 per cento delle rette), che andrebbero a carico dei pazienti e degli enti locali ma che vedono i Comuni insolventi sin dal 2012. Infine il controverso piano di riconversione dei posti letto delle strutture riabilitative per pazienti non autosufficienti (convitto e semiconvitto) in Rsa (Residenze sanitarie assistenziali) che dovrebbe scadere a fine maggio senza un adeguato accompagnamento né finanziamento un corollari di un panorama d’incertezza che pesa come un macigno sulle attività delle strutture sanitarie accreditate.
Ce n’è abbastanza per mettere in ginocchio un’intera categoria assistenziale e avviare al sicuro licenziamento migliaia di operatori, oltre a condannare alla mancata assistenza le fasce più deboli della popolazione.
“Abbiamo fatto nostro il motto che l’unione fa la forza – aggiunge Bruno Pizza, presidente dell’Anpric – e messo insieme otto associazioni maggiormente rappresentative del settore (Aiop, Anffas, Anisap, Anpric, Aspat, Confapi, Confindustria Sanità, Federlab Riabilitazione) proclamando lo stato di crisi e chiamando alla mobilitazione migliaia di operatori e addetti ai lavori”. Un dossier-libro bianco spiega cosa sta accadendo e quello che accadrà se non si interviene in maniera illuminata. “La nostra speranza è riposta nel presidente della Regione Stefano Caldoro – conclude Salvatore Parisi, presidente Anffas che, lungi dall’essere allineato con l’interpretazione meramente burocratica e ragioneristica delle norme che ha caratterizzato la struttura commissariale, ha sempre ribadito di voler affrontare il risanamento finanziario della sanità “attraverso regole condivise o quantomeno comprese” considerando egli stesso fallimentare una stagione di tagli senza programmazione e senza strategia”.