Matteo Renzi non sembra avere grande preoccupazioni rispetto ai frondisti del Senato. “‘Male che vada, più di una novantina dei nostri voteranno di sì’, va spiegando ai suoi interlocutori politici in questi giorni. Ma a dire il vero – il CORRIERE DELLA SERA con un articolo a firma Maria Teresa Mieli – il premier è convinto che nemmeno i dissidenti di Forza Italia, alla fine della festa, siano tanti e che ‘possano far saltare la riforma’. E a questo proposito racconta a qualche collega di coalizione questo particolare: ‘Ma voi sapete chi ha contribuito a preparare la revisione del Titolo V della Costituzione? Raffaele Fitto. È uno bravo e competente’. Insomma, anche se l’ex ministro del governo Berlusconi ora è tra i fautori della fronda di Forza Italia a Palazzo Madama, ci sarebbe anche il suo zampino in quel testo. Del resto, il fatto che il presidente del Consiglio non abbia grandi timori circa l’esito di quelle votazioni lo dimostra il fatto che sia andato all’attacco di quelli che si oppongono alla riforma, accusandoli di voler mantenere intatta la struttura del Senato e di voler lasciare l’indennità ai parlamentari di Palazzo Madama. Se avesse avuto paura di una fronda molto più estesa, avrebbe evitato di polemizzare in questi termini. Comunque, l’inquilino di Palazzo Chigi ha dalla sua una sicurezza in più, che riassume con poche ma efficaci parole a collaboratori, fedelissimi e alleati politici: ‘Vogliono mandarmi sotto? Lo facciano, poi vediamo che succede…’. Ma è, per così dire, una minaccia retorica, perché, come si è detto, Renzi è convinto di ‘mandare la palla in buca’”.
“‘Quello che possono fare è cercare di rallentare i lavori’, è l’unico suo vero timore. I ‘frenatori’, come li chiama lui, possono aspirare a raggiungere questo obiettivo che, a suo giudizio, non ‘sarebbe affatto un bene per il Paese’, perché ‘per essere credibili in Europa dobbiamo far vedere che siamo capaci di fare le riforme’. E il premier non nega che ormai quella del Senato sia ‘diventata una riforma simbolo’. Per spiazzare i dissidenti e mettere in difficoltà i ‘malpancisti’ dell’Italicum che sono un congruo numero anche alla Camera, Renzi ha escogitato una delle sue mosse spiazzanti. Stasera è convocata a Montecitorio un’assemblea di senatori e deputati alla quale prenderà parte anche lui per spiegare il ‘programma dei 1 mila giorni del governo’. Un modo per dire: noi stiamo lavorando per fare le riforme, rimettere l’Italia in sesto, ridarle credibilità in Europa, e di fronte a questo piano ambizioso, che fanno i ‘frenatori’? Si assumono la responsabilità di bloccare il Paese e la pur ‘fragile ripresa’? Del resto, per come è fatto il personaggio, Renzi è convinto di aver lasciato ampi spazi di manovra al compromesso, alla mediazione e di aver lasciato che il Parlamento avesse un ruolo da protagonista nell’elaborazione della riforma. Sì, perché se fosse stato per lui, probabilmente, avrebbe fatto la cosa più semplice. Cioè ridurre maggiormente i margini di manovra del Senato e togliere altri poteri ancora alle Regioni. Chi ci ha parlato ieri sostiene che Renzi non abbia intenzione di fare nessuna minaccia stasera nell’assemblea dei parlamentari del Pd. Ma la verità è che il presidente del Consiglio decide le sue mosse senza comunicarle se non a una cerchia ristretta di fedelissimi, da cui è difficile che trapelino indiscrezioni. Dunque, il pericolo delle elezioni anticipate resta sempre lì, come una spada di Damocle sulla testa dei parlamentari, però non è affatto quello l’obiettivo del premier: ‘Quando dico mille giorni sono serio. Sono quelli che ci servono per fare le riforme’. C’è poi un altro fronte, per il presidente del Consiglio. Quello del dibattito con i grillini, che rischia di trasformarsi nell’ennesimo tormentone della politica italiana. A questo proposito Renzi la pensa così, come ha avuto modo di spiegare ai collaboratori e ai fedelissimi, che riunisce quotidianamente a Palazzo Chigi: ‘Se Di Maio riesce a mantenere aperto il dialogo con il Pd, noi andiamo avanti. Comunque, vediamo quello che succede, mi pare che tra i 5 stelle siano sorti problemi e distinzioni, ma è divertente questo fatto che ormai abbiamo preso questa abitudine di scriverci…’”.