“Vorrei essere l’ultimo presidente del Consiglio a chiedere la fiducia in quest’Aula”. Così il presidente del consiglio Matteo Renzi, all’inizio del suo intervento nell’Aula del Senato per le dichiarazioni programmatiche e il voto di fiducia al nuovo governo, ha voluto significare l’intenzione del suo esecutivo di attuare al più presto la riforma costituzionale che modifica ruolo e composizione del Senato. “Venendo qui – ha proseguito Renzi – pensavo che non ho l’età per sedere nell’Aula del Senato, ma oggi siamo qui davanti a voi non per inseguire un record anagrafico o allungare di una riga il nostro curriculum: siamo qui per chiedere la fiducia, un gesto che oggi è diventato controcorrente”. “Nel momento nel quale stiamo vivendo o si ha il coraggio delle scelte o perdiamo il rapporto con chi sta a casa. Noi non abbiamo paura di andare alle elezioni – ha aggiunto – . Eravamo ad un bivio e una delle strade era andare alle elezioni. Noi non abbiamo paura di andare alle elezioni, e lo dico al M5S che in Sardegna non si e’ presentato, ma il passaggio elettorale era un passaggio nel quale stante la legge elettorale si sarebbe riprodotto una schema che avrebbe riportato ad un governo di larghe intese”.
Renzi ha poi garantito che “rispetteremo nei tempi e nelle modalità stabilite” l’accordo fatto sulle riforme”. Spiegando subito dopo che l’accelerazione imposta col passaggio dal governo Letta al suo è “perché pensiamo che fuori da qui ci sia un’Italia brillante, un’Italia che non ci segue perché è avanti a noi, ci sta stancando di aspettarci e vi propongo come governo di fare di tutto per raggiungerla”. “Ha un senso arrivare al 2018 – ha poi sottolineato il premier – solo se avvertiamo l’urgenza di un cambiamento radicale. Usciamo dal coro della lamentazione, immaginiamo un percorso concreto, diamoci delle scadenze e proviamo ad allungare il lavoro di questi anni. Questo consente di arrivare al semestre europeo avendo fatto i compiti a casa. Non possiamo immaginare che qualcun’altro risolva i nostri problemi, dobbiamo indicare una prospettiva di futuro, propongo a questo Senato di essere la legislatura di una svolta”. Il presidente del Consiglio ha rivendicato che “questo è un governo politico, e noi pensiamo che ‘politica’ non sia una parolaccia. Avrei preferito che questo passaggio fosse preceduto da un passaggio elettorale, sappiamo tutti com’e’ andata”.”Il cambio nel governo – ha però voluto aggiungere su questo aspetto Renzi – non può in alcun modo oscurare il governo precedente, fatemi fare un pensiero particolare al presidente del Consiglio uscente Enrico Letta”.
Il neopremier ha poi elencato la tabella di marcia del suo esecutivo. Lanciando innanzitutto il suo piano sul lavoro con l’obiettivo ambizioso di ridurre di almeno il 10 per cento del cuneo fiscale: “Presenteremo una riduzione a doppia cifra del cuneo fiscale con misure serie, irreversibili, non solo legate alla revisione della spesa, che porterà già nel semestre 2014 risultati immediati”. Promettendo anche la “restituzione totale, non parziale, dei crediti che le imprese vantano nei confronti della Pubblica amministrazione”. Per poi preannunciare che “partiremo entro il mese di marzo con una discussione parlamentare sul piano lavoro”. E aggiungendo subito dopo che “prima delle elezioni europee presenteremo la riforma della Pa e interverremo sul fisco attraverso la delega fiscale”.