Aprendo il seminario sulle riforme istituzionali promosso dal Pd, Matteo Renzi rilancia la sfida: “L’Italia può e deve cambiare in tempi certi”. Perché – spiega il presidente del Consiglio e leader Pd – occorre “il coraggio” di dire che il modello istituzionale e costituzionale proposto dal nostro Paese “ha bisogno di modifiche. Sostenere questo non è né autoritarismo né esercizio violento della cosa pubblica”. A chi gli contesta scarsa apertura al confronto, Renzi replica: “Vogliamo discutere, ma vogliamo anche realizzare le riforme”. Non si tratta – avverte il premier – di “ansia di cambiamento a prescindere”, ne va del futuro del Paese: “O la politica dà risposte in tempi stretti o non avremo credibilità nell’Unione europea. Abbiamo la certezza che se si cambia, l’Italia sarà guida, altrimenti diventa fanalino di coda”. Secondo il capo del governo, “tutti i nostri interlocutori in Europa guardano prima alle riforme istituzionali che a quelle economiche”.
Messaggi che Renzi lancia qualche ora dopo quelli partiti dal Nazareno, dove in mattinata si è svolta una riunione della Direzione nazionale del Pd. “Tra 20 giorni – ha rammentato Renzi – c’è il passaggio elettorale per i comuni e le Europee e il Pd deve avere il coraggio la forza di scegliere il luogo dove vincere e per noi questo luogo è la piazza. Siamo il punto di riferimento più forte che c’è: vogliamo essere dove ci sono i problemi senza timidezza alcuna”. Renzi si è soffermato anche sulla collocazione europea del partito. “Il Pd ha scelto di entrare nel Pse non come omaggio alla tradizione – ha sottolineato -, ma come tentativo di stare in uno schieramento per cambiare l’Europa. Il Pd vuole essere il partito più forte all’interno del Partito socialista europeo”. Il leader Pd ha annunciato che chiuderà la campagna elettorale nell’ultima settimana tra Firenze e Bari stando “in piazza. La campagna elettorale delle Europee sta diventando un derby tra la rabbia e la speranza. Tra chi scommette sul fallimento dell’Italia e chi pensa che l’Italia ce la può fare. Prima avevamo falchi e colombe, ora abbiamo i gufi e gli sciacalli, che sfruttano ogni occasione per sottolineare che lo stato non c’è e che non ce la faremo mai”.
Detto questo, il segretario ha lanciato un appello al suo partito. “Nella campagna per i sindaci ci metta la faccia anche chi è fuori e anche quella per le Europee non la fanno i candidati e basta. Così non va bene. Io mi muovo, ma non serve a niente se mi muovo solo io, la sfida è di tutti”. E poi, è il consiglio di Renzi, “non guardiamo i sondaggi, portano sfiga. Il sondaggio che dobbiamo guardare è il risultato del 25 maggio”. Nel suo intervento, il premier non ha risparmiato una stoccata a Beppe Grillo: il leader del Movimento 5 Stelle è andato a Piombino “per tentare di fare ancora una volta di più lo sciacallo. Io non sono uno che va d’amore e d’accordo con il sindacato, ma non vado alla Lucchini per tentare di mettere i lavoratrici e i lavoratori contro il sindacato. Questa è la differenza tra chi scommette per l’Italia e chi contro l’Italia. Loro sono l’urlo, noi il discorso. Loro l’insulto, noi il dialogo. Loro lo sfascio, noi la proposta. Loro sono contro l’Italia, noi per l’Italia in modo che possa guidare l’Europa”. E gli 80 euro in più in busta paga? “Non sono una misura per la campagna elettorale – ha assicurato Renzi, – sono solo un antipasto. Sono il primo tentativo di cambiare, di restituire ai cittadini qualcosa che spetta loro di diritto”. Sulle riforme, infine, il presidente del Consiglio ha garantito: “Le abbiamo tolte dalla campagna elettorale ma le porteremo a casa”.