Matteo Renzi la faccia ce la mette e vola a Salerno, scrive il Corriere della Sera, dove incontra, abbraccia, bacia e offre il suo «totale sostegno» a Vincenzo De Luca, che dopo il suo impegno da sindaco corre per la Regione Campania nelle file del Pd. Una visita che fascia qualche margine a chi considera solo «un atto dovuto» l’appoggio di Renzi. Il leader del Pd, nell’appuntamento finale, coglie l’oc- cassone per contrattaccare, con un riferimento implicito a Roberto Saviano: «Noi non accettiamo lezioni di legalità da nessuno. Siamo il partito che per la prima volta ha commissariato un’azienda sanitaria. E l’abbiamo fatto a Caserta. Siamo quelli che hanno inasprito le pene per i reati come la corruzione, che hanno fatto la legge contro gli ecoreati». E i «veri impresentabili», spiega De Luca, «sono quelli che tolgono la speranza a una generazione». Renzi spiega perché ha evitato il capoluogo di Regione: «Perché sono a Salerno e non a Napoli? Al di là del rispetto per San Matteo, il patrono di questa città, è per testimoniare come Salerno è stata governata da De Luca. Se la Campania sarà amministrata come è stata Salerno, il Pil dell’Italia crescerà tra lo 0,5% e 1%».
Forse non è la Campania la regione-chiave del 2015, quella che deciderà chi ha vinto e chi ha perso le elezioni del 31 maggio – scrive Stefano Folli su Repubblica – Questo profilo sembra adattarsi meglio alla Liguria, regione «rossa» in bilico come ancoraun paio di mesi fa era impensabile. Eppure la Campania all’ improvviso è diventata centrale negli intrecci pre-elettorali. Segno che nessuno è davvero sicuro di se stesso e dei propri voti; e quindi nessuno può permettersi di trascurare una terra spinosa, contraddittoria, ma destinata a contare molto nel bilancio finale del voto. All’ inizio Renzi aveva pensato di t n ersi un po’ distante da De Luca. Ma le circostanze lo hanno indotto a cambiare idea. Renzi ha compiuto l’unica scelta possibile in base a un calcolo di «realpolitik». Lo ha fatto quindi senza riserve versa il personaggio e certi nomi che affollano le liste del centrosinistra, mettendo nel conto qualche attacco sulla «questione morale» da parte dei settori di opinione pubblica comunque diffidenti nei suoi confronti. L’unica misura di prudenza adottata dal premier è stata di presentarsi in Campania il giorno dopo l’approvazione della legge sulla corruzione e non il giorno prima.