Il Documento di economia e finanza approvato dal governo è “molto serio e rigoroso”. Aprendo la conferenza stampa dopo l’ok dell’esecutivo al Def, che per il 2014 stima prudenzialmente la crescita del Pil allo 0,8 per cento, il premier Matteo Renzi esibisce soddisfazione per l’operato della squadra da lui guidata. E rilancia in vista dei prossimi passi. “Confermo tutti gli impegni che ci siamo presi”, a partire dalle prossime tappe in agenda: riforma della pubblica amministrazione ad aprile, “tema del fisco a maggio, giustizia a giugno”, scandisce Renzi. Secondo il presidente del Consiglio è in corso “una riforma sistematica in Italia: il metronomo delle riforme lo stiamo mantenendo giorno per giorno”. Il premier conferma anche “l’impegno sulla sforbicia-Italia e sulle municipalizzate locali” nonché sulle scuole e sull’idrogeologico. Renzi pone l’accento sul fatto che “le riforme sono centrali e strategiche. Non sono semplicemente un punto d’orgoglio del governo, sono la precondizione per la ripresa economica”. Perché “senza riforme non c’è credibilità tra i cittadini. E c’è l’assoluto impegno morale da parte nostra” per approvarle. Sul dibattito che si è sviluppato in questi giorni sulle riforme, Renzi aggiunge: “C’è il bisogno di mostrare che si esiste anche lanciando ipotesi che non hanno possibilità di essere realizzate…”. Stoccata che sembra diretta a Vannino Chiti e agli altri sottoscrittori della proposta per mantenere l’elettività del Senato.
Quanto alla copertura per il taglio del cuneo fiscale a partire da maggio, sarà di 6,7 miliardi di euro, di cui 4,5 miliardi deriveranno dalla spending review. Renzi puntualizza che sulla spending review da Carlo Cottarelli è stato presentato un documento “fin troppo pesante”. In ogni caso, la rimodulazione del processo di spesa “sta cambiando la pubblica amministrazione”. Gli altri 2,2 miliardi deriveranno “dall’aumento del gettito Iva e dall’aumento della tassazione sulla rivalutazione dell’operazione Bankitalia”. A proposito dello sforzo di riequilibrio sociale compiuto dal governo, Renzi ribadisce che “alcuni in questi anni hanno preso tanto, anche troppo”. Ora, se la politica stringe la cinchia, è più agevole chiedere alla pubblica amministrazione di fare lo stesso. Con il decreto che il governo varerà il 18 aprile i manager pubblici non potranno prendere “più di quello che prende il presidente della Repubblica, 238mila euro”. Insomma, si tratta “di un’operazione di giustizia sociale” che si realizza “mantenendo i parametri europei entro i limiti”, col rapporto deficit/Pil al 2,6 per cento. “Vogliamo cambiare verso all’Europa ma non perchè abbiamo bisogno di mettere a posto i conti, vogliamo cambiare verso mantenendo i parametri e gli impegni”. Renzi infine conferma che “entro il 25 maggio crediamo di dare il primo colpo alla riforma costituzionale”.
PADOAN – Il Def è ”il risultato della strategia complessiva dell’intero governo e per questo avrà successo”, rileva il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, nel corso della conferenza stampa a Palazzo Chigi. Padoan si sofferma sulle riforme. “Le riforme istituzionali hanno un impatto economico molto più profondo di quello che si pensa anche per la credibilità del Paese. Le riforme si completano a vicenda, da una parte c’è un sostegno ai redditi più bassi, e questo si traduce in migliore atteggiamento da parte delle imprese. Dall’altra una riforma del mercato del lavoro renderà più semplice assumere persone e tenerle a lavoro. Questa è un’azione complessiva del governo intero”. Secondo Padoan, anche le “privatizzazioni renderanno più efficienti le imprese a partecipazione pubblica. Le riforme migliorano il paese, lo rendono più efficiente e lo fanno crescere”. Il ministro rimarca che “la politica Ue per la crescita si fa combinando insieme i conti con spazi di manovra per il bilancio. Questo è qualcosa a cui noi arriviamo con i compiti fatti, con le riforme avviate. Il messaggio dell’Italia serve a tutti”.