LA REPUBBLICA sintetizza quanto avvenuto ieri nella direzione del Pd: “‘‘Sta Leopolda, veniteci. La drammatizzazione è stata un po’ un autogol… fa perdere’. Renzi contrattacca alla fine di una direzione che deve parlare del futuro del Pd ma diventa subito un match con la minoranza dem su chi vuole veramente bene al partito. (…) Il segretario-premier assicura: ‘Prendo un impegno: mai e poi mai ci sarà la strutturazione di una organizzazione parallela sul territorio da parte mia, niente correnti’. La sua idea di Pd è nella scommessa di allargare le maglie del partito, che includa perciò dalla sinistra di Gennaro Migliore a Scelta civica di Andrea Romano a Italia Popolare. Un Partito interclassista, maggioritario: il Partito della Nazione. (…) In questo nuovo paesaggio non c’è nessun Pd-confederazione. La Leopolda è uno spazio di libertà e bellezza della politica. (…)”
Ma il punto di novità è l’accelerazione impressa dal presidente del Consiglio sulla legge elettorale. Scrive LA STAMPA: “(…) A sorpresa, dice per la prima volta pubblicamente che vorrebbe un sistema che premi il partito che vince, mandando così in soffitta l’epoca e la lunga epopea delle coalizioni. Una rivoluzione copernicana, con Berlusconi ne aveva parlato nell’ultimo incontro a Palazzo Chigi e ne riparlerà la prossima settimana: quando i due si rivedranno per un vertice che il premier vorrebbe fosse quello decisivo. (…) ‘Se il Pd è il partito maggioritario, ossia della nazione, deve avere degli strumenti elettorali che lo consentano e allora nell’Italicum meglio il premio alla lista che alla coalizione’. Punto. In sala tutti capiscono al volo dove si andrà a parare, Renzi implicitamente taglia le ali a qualsiasi velleità scissionista a sinistra. (…) Fuori dal Nazareno, dopo il primo annuncio, il film è più turbolento. ‘A queste condizioni, l’Italicum non possiamo mandarlo avanti’, dice ai suoi interlocutori Berlusconi, al quale il premio di lista in teoria non dispiacerebbe ma si rende conto che Forza Italia non solo rischia il ballottaggio ma pure di arrivare quarta dietro la Lega. La linea non è un no frontale, ma temporeggiare. (…) Chi invece brinda, ‘siamo ultrafavorevoli’ è Alfano, che però già mercanteggia: vuole che sia tolta la soglia di sbarramento per i partiti piccolini o perlomeno ridotta di molto (…). Ma Renzi, che ieri ha avuto uno scambio di vedute in privato con Veltroni, vuole regole che consentano al progetto originario del Lingotto di dispiegarsi”.
Retroscena di LA REPUBBLICA: “Puntare al 51 per cento. O avvicinarsi molto, che avrebbe lo stesso effetto. Uno studio che gira tra i corridoi del Senato ha testato le proiezioni di un voto con la legge elettorale attualmente in vigore, ovvero il Consultellum: proporzionale puro con le preferenze e sbarramenti piuttosto alti. I risultati sono sorprendenti. Basterebbe ottenere un risultato intorno al 44-45 per cento (che gli sbarramenti favorirebbero) per avere la maggioranza sia a Montecitorio sia a Palazzo Madama. Il Pd, grazie al 40,8 delle Europee, è già abbastanza vicino. Un allargamento ai pezzi della sinistra di Sel e ai centristi di Scelta civica lo lancerebbe verso il traguardo. ‘Quei numeri sono alla nostra portata’, ripete Renzi ai fedelissimi. Da questo punto di vista e ascoltate le parole del premier-segretario, molti degli esponenti della direzione Pd si sono convinti che tutto sembra muoversi verso le elezioni anticipate la prossima primavera. (…) Uno studio molto simile è contenuto in una cartellina che Denis Verdini si porta sempre dietro. In una riunione l’ha anche mostrato al presidente del consiglio. Ed è l’argomento forte che il plenipotenziario fiorentino usa per convincere Silvio Berlusconi ad aprire alle modifiche dell’Italicum suggerite da Renzi. ‘Senza di te che sei incandidabile e con le preferenze, Forza Italia rischia seriamente di sparire’, sussurra Verdini nell’orecchio dell’ex Cavaliere. ‘E Matteo può avere la maggioranza comunque’. Dunque, da Arcore la proposta è accelerare sull’Italicum, anche con le modifiche. Compresa l’idea di cancellare dal testo l’articolo 2. Quell’articolo è la clausola di salvaguardia pretesa dalla minoranza del Pd e da Forza Italia (quattro mesi fa): prevede che la nuova legge elettorale sia valida solo per la Camera, in attesa della definitiva cancellazione del Senato. Un norma anti-elezioni anticipate. Ma se Verdini e Renzi cominciano a lavorare sull’annullamento della clausola, la prova di una voglia elettorale che coinvolge sia Largo del Nazareno sia Arcore diventerebbe certa (…)”.