Il futuro dell’acciaio e dell’Ilva, lo sviluppo del porto, le scuole che cadono a pezzi, il recupero della città vecchia, le proteste degli ambientalisti. É stata una lunga giornata, a tratti carica di tensione e con una tentata aggressione in piazza al deputato dem Michele Pelillo, quella trascorsa dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi, a Taranto, dove è atterrato con i ministri Graziano Delrio (Infrastrutture) e Dario Franceschini (Beni Culturali) e i sottosegretari Claudio De Vincenti e Teresa Bellanova, per ribadire che «lo Stato c’é» e che il governo «non abbandonerà Taranto, i suoi cittadini e i lavoratori dell’Ilva». Renzi, che ha posto la sua firma sotto al Patto con la città già stipulato dal governo a fine 2014, ha illustrato interventi per il porto che «sono decuplicati: 418 milioni dal 2014 mentre fino al 2012 erano stati appena 35». Eppure, il governatore Mic hele Emiliano, che di Renzi secondo alcuni vorrebbe essere competitor per la guida del Pd, ha gelato i suoi ospiti alla cerimonia in prefettura: «Da quanto mi sembra di capire per Taranto non c’è un lira in più . Si tratta di soldi già stanziati in precedenza. Qui oggi abbiamo fatto un riepilogo. Una ri-firma…».