Le ha ingannate, approfittando delle loro precarie condizioni psico fisiche. Le ha soggiogate sottraendo loro la pensione di mille euro per circa otto mesi, consecutivamente. Relegandole, di fatto, ad un
pericoloso stato di indigenza, senza luce e gas in casa, impendendo alle vittime di sottoporsi anche alle cure mediche di cui necessitavano. Protagoniste involontarie dell’ennesima storiaccia in salsa reggina, due donne, madre e figlia (l’una di 54 anni, affetta da diabete, e l’altra, più giovane di oltre vent’anni) residenti nella periferia nord della città. Lui, Massimo Idone (Cl. ’75), idraulico con piccoli precedenti penali, ha vestito i panni del carnefice, decidendo di approfittarsene al culmine di una frequentazione che però si è trasformata in breve tempo in una vera e propria prigione per le vittime, costrette a vivere di stenti.
Quando i CIdone_massimoarabinieri sono entrati in casa dell due donne hanno trovato solamente tre pacchi di pasta, una cipolla e una bottiglia di olio. Il gip del Tribunale di Reggio Calabria, Massimo Minniti, ha definito (nel corpo dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa) quello dei militari dell’Arma come ‘’un intervento letteralmente provvidenziale e liberatore, che ha infuso nella donna il coraggio di riferire i soprusi reiteratamente subiti’’. Le accuse sono pesantissime: riduzione in schiavitù e atti persecutori.
A rendere noti i dettagli dell’arresto, nel corso di una conferenza stampa tenuta nei locali del Comando provinciale dei Carabinieri, è il Maggiore Pantaleone Grimaldi: Nell’ottobre del 2013, probabilmente grazie ad una soffiata e ad una profonda conoscenza del territorio, i carabinieri si sono messi sulle tracce di Idone, avendo acquisito notizie sulle precarie condizioni di vita delle due donne. Avviate le procedure per riscontrare l’informazione, i militari dell’Arma hanno effettuato servizi di appostamento nei pressi dell’ufficio postale dove la donna era solita ritirare la pensione, accorgendosi della presenza di un uomo a bordo di uno scooter che all’uscita dall’ufficio postale aveva avvicinato la vittima. Per non dare troppo nell’occhio Idone aveva invitato la donna ad appartarsi in un vicolo facendosi consegnare il denaro, unica fonte di sostentamento della donna. A qual punto, l’intervento dei Carabinieri che, grazie alle indagini avviate in maniera ufficiale anche grazie alle prime rivelazioni delle vittime, ha messo fine, con l’arresto eseguito nella giornata di ieri, ad una storia di degrado e di soprusi.
Idone, d’altra parte, una volta conquistata la fiducia delle vittime (si era legato sentimentalmente alla ragazza, aveva vissuto per alcuni mesi in casa delle due donne) le aveva convinte della presenza in casa di microspie e telecamere, invitandole addirittura a non accendere il televisore, dal quale chi le ascoltava avrebbe potuto registrare le loro conversazioni. Idone aveva pensato proprio a tutto, ponendo alla base del raggiro anche l’avvio di un ipotetico procedimento penale da parte dell’autorità giudiziaria nei confronti della donna. Il denaro sottrattole, sarebbe infatti servito, per sostenere le spese del giudizio.
La mancanza di soldi aveva comportato, per madre e figlia, anche l’interruzione della fornitura di gas e del telefono, facendole risultare morose all’atto dei pagamenti. Ma la condotta di Idone si aggrava, non solo perché ha sottratto alle due donne oltre ai soldi della pensione anche un televisore Led e un lampadario, ma perché aveva anche impedito alle vittime di sottoporsi a visite mediche essenziali.
Dal momento in cui Idone è stato sottoposto alle indagini ha anche interrotto i rapporti con le vittime, che però raggiungeva via sms con parole minatorie. Da qui l’accusa di atti persecutori.