Antonella Catrambone
E’ morto stroncato da un infarto il cantante reggino Mimmo Martino, poeta e musicista, studioso delle tradizioni e della musica popolare, cantava le bellezza della sua terra, la Calabria, ma anche le sue debolezze ed i lati bui. Nei suoi concerti amava ripetere che «un popolo senza storia è come un albero senza radici. E’ destinato a morire». Scopo principale della sua vita era quello di valorizzare la sua terra senza rinunciare ad evidenziarne le criticità con la finalità di porle all’attenzione comune.
Era la fine degli anni ’60 quando Mimmo Martino suonava rock durissimo con un gruppo chiamato “I Rifiuti”, tornato nella sua città, Reggio Calabria, aveva cantato la musica leggera con i “Rubacuori” e successivamente con i “Campanella” si trovò ad eseguire canzoni di lotta alle feste dell’Unità. Grazie a questa esperienza ebbe l’occasione di visitare i centri rurali calabresi e conoscere le tradizioni e l’animo della gente. Nella sua vita fu molto importante l’incontro con Luigi Lombardi Satriani, ordinario di Etnologia all’Università Sapienza di Roma, che portò alla creazione del “Gruppo di Ricerca Popolare Tommaso Campanella”.
Fu fondatore e cantante del gruppo “Mattanza” che superò i confini nazionali per cantare la tradizione calabrese. Mattanza ricorda un antico e tradizionale metodo di pesca del tonno che sembrerebbe avere poco a che fare con la musica ma, Mimmo Martino spiegò che la mattanza rappresentava la lotta contro le storture dei testi tradizionali adattati alle mode del momento. Così dichiarava in una intervista “in noi c’è sicuramente una forma di denuncia verso tutto quello che si è mosso contro la tradizione popolare. Attualmente, vi è una sorta di banalizzazione, di annullamento dei contenuti in campo musicale la cosa ci indignava. Vogliamo rappresentare una rilettura di ciò che è avvenuto: una mattanza musicale, appunto”. Dal ‘76 i Mattanza traducono la cultura letteraria del Mediterraneo in musica, attraverso ricerca e valorizzazione di testi antichi rielaborati con sonorità originali, fondendo tradizione e modernità.
Mimmo Martino lottava per il recupero della letteratura popolare contro ogni cultura che cancella storia e identità con la convinzione che senza questo retroterra si rimarrebbe vuoti. “La nostra ricchezza, la nostra cultura è naturalmente la nostra Storia. Se non la conosciamo, non abbiamo le basi sulle quali appoggiare il nostro futuro”.