Il governo, con il vicepremier Di Maio, ha dichiarato che il «reddito di cittadinanza» andrà agli italiani, tant’è che si ipotizza di mettere nel decreto legge, che il governo presenterà tra una o due settimane, il requisito della residenza in Italia da almeno 10 anni per ottenere appunto il sussidio fino a 780 euro al mese. Ora però una norma di questo genere, che di fatto escluderebbe dal beneficio tutti o quasi gli stranieri regolarmente presenti in Italia, appare discriminatoria secondo le norme costituzionali e quelle europee. E quindi si dovranno fare le opportune valutazioni, a meno che il governo non decida di tirar dritto, contando sul fatto che eventuali bocciature da parte della Corte costituzionale o della Corte europea di giustizia arriverebbero non prima di qualche anno. Illustri costituzionalisti, come l’ex presidente della Consulta, Cesare Mirabelli, mettono in guardia l’esecutivo. Discriminare gli stranieri , dice Mirabelli all’agenzia Agi, «non è ragionevole».
Alzare l’asticella a 10 anni, che per inciso è il periodo dopo il quale lo straniero può chiedere la cittadinanza italiana, «mi sembra una cosa eccessiva e priva di una giustificazione ragionevole», dice Mirabelli. Intanto i pensionati sotto la soglia dei 780 euro sono 5 milioni. Un terzo dei pensionati italiani. Riceveranno tutti la pensione di cittadinanza? Alzeranno cioè il livello del loro assegno fino a toccare quel soffitto, sinonimo di uscita dalla povertà assoluta e cuore della proposta dei Cinque Stelle? Ovviamente no, i conti pubblici esploderebbero. Eppure a sentire le ripetute promesse del di Di Maio molti anziani ormai se l’aspettano. Ne sapremo di più tra qualche giorno, quando il Consiglio dei ministri varerà il decreto legge che disciplina il reddito e dunque anche la pensione di cittadinanza.