Non è ancora chiuso il cantiere del reddito di cittadinanza, finito nel più grande gioco dei veti incrociati – tra immigrazione, nomine e Tav – che sta spaccando il Governo. Ieri sera si è concluso l’esame tecnico della bozza da portare al Consiglio dei ministri di domani o della prossima settimana, non più di oggi, dunque. Ma il destino delle misure è rimasto appeso a un summit notturno di chiarimento nella maggioranza, invocato soprattutto dal vicepremier leghista Matteo Salvini, furioso per l’impegno del premier Giuseppe Conte ad accogliere parte dei migranti a bordo delle navi Sea Watch e Sea Eye. Ancora ieri in mattinata, da Varsavia, Salvini minacciava: «Senza fondi per le pensioni di invalidità non voteremo il reddito di cittadinanza Non è una ripicca, magari c’è stata una distrazione, ma faceva parte dell’accordo». I i tecnici hanno ragionato su requisiti d’accesso,incompatibilità ed esclusioni. E sulla rimodulazione delle risorse, per indirizzarle al rafforzamento delle pensioni di inabilità al alavoro e all’integrazioni di reddito per le famiglie numerose. Sul piatto ci sono poco meno di 400 milioni nel quadriennio, che si liberano per la riduzione della platea degli stranieri beneficiari.La bozza di decreto ha introdotto il criterio di residenza in Italia per almeno 10 anni. di cui gli ultimi 2 continuativi, contro i 5 anni ipotizzati in precedenza.