Non è un caso che la Lega si sia messa di traverso sul reddito di cittadinanza e che in Parlamento, in sede di conversione del decretone, stia dando (per la verità blandamente) battaglia sul nodo del rinnovo del sussidio caro al Movimento 5 stelle. Un rinnovo sine die dell’assegno da 780 euro non è da prendere in considerazione per il sottosegretario leghista all’Economia Massimo Garavaglia. Secondo i pentastellati deve invece essere preservata il più possibile l’universalità dell’assegno. I due partiti di governo, insomma, sono animati da motivazioni opposte.

Sale intanto il livello dello scontro tra Regioni e governo sui navigator, le guide dei beneficiari del reddito di cittadinanza. Se l’esecutivo gialloverde li metterà in sella entro maggio inviandoli ai centri per l’impiego, come annunciato, rischierà il ricorso alla Corte costituzionale delle Regioni per violazione della loro competenza nei servizi per il lavoro. Ma se non lo farà, il viceministro Cinque Stelle Luigi Di Maio non solo tradirà una promessa, ma dimostrerà all’alleato leghista che il sussidio è pura assistenza: soldi messi su un bancomat.