Definita nella manovra la partita sulle risorse (7,1 miliardi per il 2019), per il reddito di cittadinanza inizia l’iter verso il via libera effettivo, programmato per il 1° marzo. Con una decina di passaggi burocratici – secondo il timing fissato dall’ultima bozza elaborata dai tecnici del ministero del Lavoro – che inizia con l’accordo da trovare con le Regioni sulla distribuzione dei 4mila nuovi operatori chiamati a potenziare l’organico di 8mila dipendenti dei centri per l’impiego che dovranno fare da tutor (“navigator”).
Dal 1° marzo i potenziali beneficiari del sostegno al reddito potranno presentare una domanda telematica a Poste italiane. Tappa successiva l’ok dell’Inps, previa verifica dei requisiti richiesti. Con il via libera, bisognerà recarsi entro 30 giorni agli uffici postali per ritirare la card con l’importo spettante. Queste prime quattro fasi devono concludersi entro il 30 aprile. Saranno 5 milioni i beneficiari, cioè 1,4 milioni di nuclei familiari.
«Mi aspetto che al massimo un milione di individui si attiveranno subito sul mercato del lavoro, sarebbe un successo», spiega il professore Pasquale Tridico, consigliere economico di Di Maio e “padre” di questa misura. Tra i beneficiari ci saranno anche stranieri residenti in Italia da almeno 5 anni, un aspetto che non piace alla Lega. «Ci sono state strumentalizzazioni. Parliamo di lungo soggiornanti che hanno diritto al reddito. Fa parte della legislazione europea», aggiunge Tridico.
Per coprire la platea saranno sufficienti – assicura il professore – i 7,1 miliardi di euro stanziati. Intanto il governo sta provando a dare un’impronta lavoristica anziché assistenzialista alle due misure principali della manovra che ancora devono essere tradotte in legge: «quota 100» e il «reddito di cittadinanza».
Gli strumenti sono tre: Fondi di solidarietà aziendali; incentivi per le imprese che assumono al posto di chi va in pensione prima; bonus se l’ingresso al lavoro riguarda una persona che beneficia del reddito di cittadinanza. La necessità di incentivare l’occupazione è esplicitamente prevista dall’unico atto normativo finora approvato: la legge di Bilancio che istituisce i due fondi per finanziare «quota 100» e «reddito di cittadinanza». Il comma 256 dice infatti che il primo fondo serve all’ introduzione non solo di «ulteriori modalità di pensionamento anticipato» ma anche di «misure per incentivare l’assunzione di lavoratori giovani».