Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha scatenato non poche polemiche. Soprattutto fra i sindaci del Sud che non hanno nascosto la loro delusione per la ripartizione dei fondi. Ma qual è la verità?
«Il piano», ha chiarito Draghi, «esplicita in maniera chiara come verranno spese le risorse inserite nei piani del Dispositivo europeo e nei fondi aggiuntivi. Al Sud andrà circa il 40% delle risorse che
possono essere ripartite con il criterio del territorio. Ovvero circa 82 miliardi di euro. E una cifra più alta della quota della popolazione residente al Sud (34%), e molto più alta della quota di prodolto interno lordo (22%). Alcune missioni del piano», ha aggiunto il premier, «prevedono poi investimenti in quote ancora maggiori: penso ad esempio alla missione 3, lnfrastrutture per la mobilita sostenibile, dove arriva a153%, o alla missione 4, Istruzione e ricerca, dove tocca il 46%. Inoltre, oltre il 45% degli investimenti nella connettività a banda ultralarga si svilupperà nelle regioni del Sud. Rispondo poi ai commenti che sono arrivati da Forza Italia», ha puntualizzato Draghi, «e sottolineo che questi interventi per il Sud convergono su quattro priorità: i1 miglioramento dei servizi, la sostenibilità, le connessioni e i collegamenti e l’attrazione di nuovi investimenti. Sono tutte misure che si inseriscono nella nostra visione complessiva: far ripartire e
poi accelerare la convergenza del Mezzogiorno», ha sottolineato Draghi, «ferma ormai da mezzo secolo».
Domenica scorsa a Napoli si è svolta una manifestazione alla quale hanno partecipato circa 80 fasce tricolori meridionali, capitanate dal sindaco di Napoli, Luigi De Magistris. Caustico il sindaco di Benevento, Clemente Mastella: «ll Mezzogiorno é stato fottuto per molti miliardi», ha detto Mastella. Polemico anche il governatore della Campania, Vincenzo De Luca: “Ho ascoltato la replica del Presidente Draghi relativa alle risorse per il Sud. Ho tirato un sospiro di sollievo quando il Presidente ha terminato questa parte del suo intervento. Se fosse andato avanti per qualche altro minuto, avremmo appreso che il Sud deve restituire qualche centinaio di miliardi al resto del Paese. Nessun riferimento al divario di spesa storica. E anche la colpa di non saper progettare e spendere. Nessuna analisi differenziata fra i diversi territori e istituzioni nel Sud, dove si ritrovano certamente aree di clamorosa inefficienza (e tollerate colpevolmente per anni dai governi centrali) ma anche realtà e classi dirigenti impegnate, in condizioni di pesante disparità, nella sfida dell’efficienza, dello sviluppo, della legalità e della sburocratizzazione. Si prova una sensazione di profondo disagio. Avremo modo di spiegare la storia e la realtà concreta e viva del Mezzogiorno e della sua gente, il più delle volte occultata dietro furbesche ed astratte letture contabili. Quanto ai consulenti offerti generosamente al Sud, vista l’esperienza fatta, dovremmo considerarla una chiara minaccia”.
“Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), meglio noto come “Recovery plan”, che sarà inviato a Bruxelles per una valutazione complessiva da parte dell’Unione europea non prevede, in realtà, una corretta e adeguata ripartizione delle risorse riguardanti i collegamenti ferroviari ad alta velocità tale da favorire il Sud e, nello specifico, la Calabria – spiega la senatrice Rosa Silvana Abate – È quanto emerge da una lettura approfondita delle quasi trecento pagine di cui è composto il Piano licenziato dal Governo e in questi giorni all’analisi del Parlamento.
Il documento, ad esempio, parla di una riduzione di circa 80 minuti sul tempo di percorrenza del tratto Salerno-Reggio Calabria ma non viene indicato rispetto a quale tempo attuale si avrà la riduzione. Non c’è il temine iniziale di paragone, ecco perché non è chiaro quale sarà il tempo finale di percorrenza del tratto Salerno-Reggio Calabria. C’è chi dice che sarà un’Alta velocità a 300 km/h, ma non è scritto esplicitamente da nessuna parte.
La stessa cosa si può dire anche in riferimento al fatto che il fatto che il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, continui a dire che il Pnrr è rivolto al Sud e che più del 50% degli investimenti nelle infrastrutture sia al destinato a Sud. Non è così, leggendo bene le schede del Recovery Plan emerge come il Meridione rischi di diventare il grande tradito di questo Piano di cui tutti parlano ma che nessuno ha realmente approfondito.
Per questo motivo, nella risoluzione elaborata insieme agli altri colleghi del gruppo “L’Alternativa c’è” al Senato abbiamo chiesto l’inserimento di un punto dove si dica chiaramente che è necessario modificare l’attuale distribuzione tra Nord e Sud delle risorse riguardanti i collegamenti ferroviari ad alta velocità perché, attualmente, Il Piano Nazione di Ripresa non favorisce un importante rafforzamento dei territori maggiormente sprovvisti di collegamenti ferroviari (come il Sud e le isole).
Se si vuole riequilibrare davvero la preoccupante sperequazione tra le regioni italiane al Sud dovrebbe andare il 60% dei fondi, come previsto dai criteri indicati da Bruxelles in merito a pil, popolazione e tassi di disoccupazione.