di Massimo Calise

 

Nel suo discorso di insediamento, nel 2011, Renzi fece una promessa innovativa: “Ogni centesimo speso dalla pubblica amministrazione deve essere visibile a tutti: questo significa non solo il Freedom of Information Act ma un meccanismo di rivoluzione nel rapporto tra cittadini e pubblica amministrazione per cui il cittadino può verificare giorno dopo giorno ogni gesto che fa il proprio rappresentante”.

Sembrava cosi che l’Italia, finalmente, adeguasse la propria normativa a quella di tanti paesi democratici varando un “Freedom of Information Acts” (FOIA), in base al quale la pubblica amministrazione ha obblighi di informazione, pubblicazione e trasparenza e i cittadini hanno diritto a chiedere ogni tipo di informazione prodotta e posseduta dalle amministrazioni che non contrastino con la sicurezza nazionale o la privacy. Insomma la trasparenza è un diritto universale, che è alle fondamenta della nostra libertà di espressione ed è il presupposto di una piena partecipazione dei cittadini alla vita democratica.

Oggi quelle parole ne fanno venire in mente altre: “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”. Infatti il decreto Madia sulla trasparenza sembra fatto apposta per avere effetti contrari a quelli proclamati. Pochi punti bastano a chiarire:

  • a decidere quando rigettare o accogliere la richiesta di informazioni è la stessa amministrazione secondo un criterio soggettivo rimesso alla valutazione del dirigente;
  • è introdotto il silenzio-diniego ossia se l’Amministrazione non risponde entro 30 giorni dovete rassegnarvi senza ricevere alcuna spiegazione;
  • la legge proposta si sovrappone alle precedenti che regolano l’accesso creando ulteriore difficoltà ai cittadini;
  • nessuna sanzione è prevista per L’Amministrazione ed i suo personale che, illegittimamente, nega l’accesso ai dati.

Sul sito www.foia4italy.it è possibile saperne di più e firmare una petizione affinché quello che doveva essere un tardivo riconoscimento di un diritto dei cittadini non divenga una farsa.

Una seria legge sulla trasparenza non solo riconoscerebbe il diritto a conoscere le informazioni raccolte dallo Stato in nome dei cittadini e con risorse dei cittadini ma costituirebbe un serio ostacolo alla corruzione. Occorre ricordare che per inquinamento del malaffare nel settore pubblico, in Europa, peggio di noi sta solo la Bulgaria.