Ci sono circa 430 mila dipendenti che quest’anno potrebbero andare in pensione con “quota 100” perché hanno almeno 62 anni d’età e 32 di contributi. Ma questa è la platea potenziale. Poiché “quota 100” e una scelta volontaria e nel decreto ci saranno alcuni paletti che complicheranno l’uscita dei lavoratori. Si stima quindi che effettivamente sarà il 40% di dipendenti pubblici aventi diritto (circa 315mila) ad usufruire della soluzione, platea che dovrebbe consentire di stare nello stanziamento di 3,9 miliardi. Al contenimento della spesa concorreranno soprattutto le «finestre» trimestrali per i dipendenti privati e semestrali per i pubblici. Tra i paletti del decreto che contribuiranno ad assottigliare gli aventi diritto, nella bozza è previsto che l’assegno con “quota 100” non sia cumulabile con redditi da lavoro superiori a 5 mila euro l’anno. Fronte reddito di cittadinanza: nei primi 18 mesi di erogazione del Reddito di cittadinanza il beneficiario riceverà al massimo non tre offerte di lavoro “congrue”, ovvero adatte al curriculum e non troppo lontane da casa. Ma solo due. La prima entro 6 mesi e in un raggio di 100 chilometri dal luogo di residenza. La seconda nel periodo che rimane – tra 6 e 18 mesi – fino a un massimo di 250 chilometri. Mentre la terza – quella più scomoda perché senza limiti di distanza, ovunque in Italia – solo al secondo giro di RdC, dunque dai 18 mesi in su. Lato imprese: assumere un disoccupato beneficiario del Reddito di cittadinanza può convenire alle aziende. E prima lo fanno, ovvero da meno tempo il disoccupato riceve il sussidio, più la convenienza aumenta. Le imprese possono infatti usufruire di uno sgravio contributivo di importo pari alla differenza tra 18 mesi (primo ciclo di RdC) e i mesi già usufruiti dal beneficiario. In pratica se si assume un disoccupato che ha il sussidio da soli 2 mesi, l’impresa potrà godere di un incentivo pari a 16 mesi; se il disoccupato è nelle liste da 4 mesi, l’incentivo è di 14 mesi, e così via. Non deve essere un’assunzione “qualunque”, però. Niente part-time e niente contratti precari.