Abbiamo letto in questi giorni la vicenda di Benevento, sulla bambina contesa e tenuta segregata in casa da mamma e nonna, perché non volevano darla la padre, al quale il Tribunale l’ha affidata. Ma cosa si intende per figli contesi? E come si possono raggiungere livelli così disastrosi per i figli stessi? A partire da quali meccanismi si sfocia in situazioni del genere? La contesa dei figli, è una importante e grave disfunzione dei legami affettivi, e può essere considerata come una vera e vera propria sindrome a sé, nella più generale conflittualità che caratterizza molte separazioni coniugali. Il conflitto separativo diventa sempre più forte, e grave per i figli, quando aumenta la frustrazione dovuta alla delusione delle aspettative che i partner nutrono uno verso l’altro.
Questo accade in special modo quando la coppia si costruisce sulla richiesta di soddisfazione di bisogni egoistici, e su un continuo bisogno di approvazione, e non su un autentico scambio di sentimenti. In queste relazioni le personalità dei partner presentano tratti carenti, narcisistici, di immaturità e con livelli bassi di autostima. Così, sulla medesima base si costruisce sia la coppia, che il desiderio di un figlio: un bisogno personale non soddisfatto, la necessità di compensare una lacuna, una mancanza e una privazione personale. . Il figlio viene visto come qualcosa che può soddisfare un bisogno dell’adulto, e non viceversa. Un bisogno egoistico dell’adulto, più che un vero e proprio progetto di genitorialità, di accudimento, e di offerta di amore.
Per una coppia così formata, quando va in crisi e si separa, il fatto di dover dividere il figlio con l’altro genitore, viene vissuto inconsciamente come la perdita di una parte di sé, rinnovando quel senso di mancanza e vuoto profondo. In queste condizioni, appropriarsi del figlio, è un’azione che si fa senza esclusione di colpi, per cercare di mantenere integro il proprio senso di identità. Il conflitto si inasprisce e i figli sono contesi: sono disputati tra i due ex coniugi, anche a costo della lacerazione degli stessi figli, che vengono, appunto, dilaniati in questa contesa.
Qui assistiamo non alla pianificazione di un affidamento condiviso, ma ad un processo di autentica divisione del figlio, che probabilmente rischia di subire le stesse conseguenze psicologiche del genitore. Generalmente dietro ad un grave ed eclatante caso di “figli contesi”, vi è una seria problematica psicologica o psicopatologica. (Nel caso di Benevento, oltre alla descrizione del fatto dai contorni abnormi, si fa esplicito riferimento all’intervento del Servizio di Salute Mentale della Asl). E’ vero però che in tutti gli altri casi, in cui si combatte per l’affidamento, gli effetti di lacerazione sui figli, sono sempre presenti.
Qui ci sentiamo di rilevare e segnalare che l’inasprimento del conflitto sull’affidamento dei figli, troppo spesso si alimenta e si cronicizza nella battaglia legale, assorbendo una tale quantità di risorse ed energie, che se fossero dirottate ed impiegate in un trattamento psicologico, troppo spesso evitato, si potrebbe giungere a soluzioni e guarigioni, accettate da tutti e con più equilibrio, in tempi relativamente brevi, e che nessuna sentenza di Tribunale potrà mai garantire.