La legge di Bilancio approvata alla Camera e che dopo il referendum approderà al Senato apre per la prima volta dei canali strutturali di pensionamento anticipato rispetto alla riforma Fornero. Ma lo fa non per tutti (tranne il caso dell’Ape volontaria che però è a spese di chi la sceglie) bensì per gruppi selezionati di lavoratori. Col rischio, come sempre in questi casi, che a beneficiarne siano le categorie più forti o meglio rappresentate politicamente. A queste conclusioni si giunge leggendo la nota di approfondimento dell’Upb, l’Ufficio parlamentare di Bilancio guidato da Giuseppe Pisauro. Nota che ha mappato le novità in materia di accesso anticipato alla pensione contenute nella manovra e i riflessi sulla spesa pubblica anche alla luce degli emendamenti approvati alla Camera. Gli interventi costeranno nei prossimi tre anni 4,1 miliardi. Cifra consistente, ma che va rapportata ai 270 miliardi destinati ogni anno alle pensioni. Le vie d’uscita mappate dall’Upb sono sei: l’Ape sociale (riguarda disoccupati, invalidi o con parenti disabili a carico, usuranti); l’anticipo ad hoc per i lavoratori precoci; quello per gli usuranti; l’ottava «salvaguardia»; l’«opzione donna»; il rifinanziamento dei pensionamenti anticipati per i giornalisti di aziende in ristrutturazione. A questi interventi si potrebbero anche sommare l’Ape volontaria e il finanziamento da 648 milioni di euro nel periodo 2017-2021 per consentire il pensionamento anticipato (fino a 7 anni prima) di 25 mila bancari, non considerati nella nota.