Sono ormai passati i tempi in cui per serrare o allentare una vite o un bullone si potevano usare solo un cacciavite e una chiave inglese. Al giorno d’oggi, i negozi sono pieni zeppi di attrezzi diversi: dalla chiave a brugola a quella a cricchetto, dalla chiave svedese a quella inglese.
Sebbene tutte differenti, queste chiavi hanno una funzione sola, la stessa identica per tutte. Ma abbiamo davvero bisogno di tutti questi modelli diversi? Sì, perché ognuno di questi strumenti ha le proprie modalità d’uso e possiede caratteristiche che lo rendono ottimale per l’uso in determinate situazioni.
Qui di seguito potrai trovare le caratteristiche dei principali modelli di chiave presenti oggi sul mercato, da quelli più comuni, fino a quelli più sofisticati.
La chiave a brugola
Partiamo dalla chiave a brugola, quella con la sezione esagonale e la caratteristica forma a “L” che ciascuno di noi ha a casa perché viene regalata da IKEA a chi acquista i suoni mobili.
La chiave a brugola ha un ruolo particolare all’interno di questo articolo perché è l’unico attrezzo dell’elenco che si usa inserendolo all’interno dell’impronta, ovvero la fessura presente sulla testa dell’elemento di fissaggio.
Questa chiave è stata inventata nei primi anni del 1900 insieme alle viti e ai bulloni con la testa piatta che si serrano a filo con la superficie in cui vengono installati, in modo da non impigliarsi nei vestiti degli operai, evitando così danni e infortuni.
La chiave a brugola è famosa per la sua sezione esagonale, ma esistono anche modelli con profilo a Torx (stella a cinque punte).
La chiave inglese, ad anello e mista
La chiave inglese è in assoluto il primo modello di chiave inventato dall’uomo; secondo alcune fonti risale addirittura all’Impero Romano, quando per la prima volta venivano usati viti e bulloni per fissare le strutture. I primi modelli perfettamente conservati possono essere visti nelle mostre e nei musei di tutto il mondo.
Questo attrezzo è composto da un’asta metallica (il manico) che termina con un’estremità biforcuta. Le due ganasce fisse servono per avvolgere la testa esagonale sporgente degli elementi di fissaggio e trasmettergli la torsione necessaria per avvitarlo o svitarlo. È senza dubbio uno strumento efficace, ma non molto comodo da usare in quanto deve essere costantemente sollevato e riposizionato dopo ogni torsione.
Il primo tentativo di ovviare a questa scomodità d’uso è rappresentato dalla chiave ad anello. Con un corpo simile a quello della chiave inglese, ma più sottile, la chiave ad anello termina con un anello, appunto, la cui superficie interna presenta un profilo esagonale.
Questo attrezzo viene posizionato sopra la testa dell’elemento di fissaggio e viene fatto girare con un moto circolare continuo. Chiaramente, può essere usato solo se non sono presenti ostacoli intorno alla testa del bullone che impediscano la rotazione della chiave.
Gli strumenti che presentano entrambe le estremità vengono chiamati “chiavi combinate” o “chiavi miste”. Chiaramente, al contrario della chiave a brugola, queste possono essere usate solo su viti e bulloni con la testa sporgente.
La chiave a cricchetto
L’ultima evoluzione nel settore degli elementi di fissaggio è la chiave a cricchetto o “a bussola”, il cui funzionamento è basato su un piccolo meccanismo che prende il nome di “cricchetto”, per l’appunto. Inventata da relativamente poco, è già entrata a far parte della lista degli attrezzi immancabili in ogni officina.
Questo meccanismo permette all’utente di trasmettere torsione alla vite o al bullone senza mai sollevare e riposizionare l’attrezzo ed è anche possibile usare una leva per selezionare la direzione di lavoro. Ma non è questa l’unica rivoluzione.
A contrario della chiave a brugola e di quella inglese, la chiave a cricchetto si connette all’elemento di fissaggio attraverso delle bussole: degli innesti metallici che possono avere dimensioni e profili diversi. La presenza delle bussole rende la chiave a cricchetto uno degli attrezzi in assoluto più universali e versatili.