di B.S. Aliberti Borromeo
I crateri dei vulcani siciliani nella geografia dell’oltretomba, dal VI al XII secolo, hanno rappresentato le porte di un ambiguo Inferno a cui avrebbero potuto accedere coloro che non possedevano le “carte in regola” per andare in Paradiso. Si trattava di un Purgatorio in fase embrionale, o qualcosa del genere che troverà la giusta esistenza con compiti e funzioni stabilite, solo nel XII secolo per volontà di papa Innocenzo III. In un’opera immeritatamente dimenticata “ La nascita del Purgatorio” (Einaudi 1982), lo storico francese Jacques Le Goff percorre le confuse fasi del suo concepimento mettendo insieme, come le tessere di un mosaico, i vari spostamenti geografici che l’aldilà ha dovuto subire a seconda delle vicende terrene legate alle necessità materiali e spirituali della Chiesa.
Nella metà del VI secolo per i peccatori redimibili non esisteva la via di mezzo : o Inferno o Paradiso ed è già una grande cosa poiché , all’inizio l’inizio l’oltretomba cristiano era uno solo: l’Inferno e, sarà il sacrificio di Gesù, figlio di Dio a spalancare le porte ai credenti e ai puri di spirito. Tuttavia le fauci dell’Inferno non erano uguali per tutti, quindi peccatori di serie A e peccatori di serie B. I giusti occupavano i piani alti senza subire tormenti in attesa del Paradiso, mentre gli ingiusti pativano severe condanne ai piani inferiori, a causa delle loro malefatte.
Sicuri che alcuno vedrà mai il Paradiso, la Chiesa cerca una via di mezzo verso la quale dirigere le anime dei redimibili e quindi, verso il VI secolo, papa Gregorio Magno insieme a Clemente Alessandro, Origene e Agostino, inizia a intraprendere un viaggio verso il Purgatorio che muterà di luogo e di funzione a seconda del proprio tornaconto della Chiesa.
Da notare è come i vulcani siciliani ospitino sia le anime dei redimibili, quanto quelle dei dannati, infatti, lo stesso papa Gregorio I indica le voragini di fuoco dell’Etna e la Sicilia come monito per gli ingiusti e i nemici della Chiesa e come possibile luogo di redenzione.
Servendosi della visione di un sant’uomo del suo tempo- Teodorico, re dei Goti, sull’orlo del cratere dell’Etna, sul punto di essere scaraventato giù per bruciare in eterno- Il pontefice in questione, mantenne nell’isola la dimora purgatoriale con requisiti infernali, adatti alle esigenze del braccio secolare, confermando la tradizionale geografia dell’aldilà, senza rinunciare al suo ruolo salvifico. Da grande teologo illuminato, Gregorio si rese conto di dover intraprendere una strada nuova e giunse alla sorprendente conclusione che di Inferni ne esistono due: uno confortevole per le anime che attendono di trovarsi al cospetto di Dio senza subire supplizi, l’altro invece, ospita le anime di coloro che, per le loro colpe non vedranno mai la luce di Dio. Il Purgatorio è in incubazione, ma a lui va concessa una dimora, e per Gregorio sarà la Sicilia il sito più adatto per punire i peccatori, quindi meno idoneo ad ospitare il Purgatorio. A dire il vero per il papa teologo l’ubicazione dell’aldilà non occupava il primo dei suoi pensieri: egli stesso asserisce che spetta ai vivi impetrare la salvezza dell’anima dei defunti attraverso le preghiere e alla Chiesa spetta il compito di stimolare la compassione dei sopravvissuti, aprendo così timidamente la porta della speranza e delle misericordia agli uomini.
Ma il percorso è molto accidentato poiché i viaggi immaginari nell’aldilà di monaci, filosofi e teologi, nel corso dei secoli, modificheranno ancora la cartografia del mondo dopo la morte.
Giuliano da Valzery vede nella Sicilia il luogo della purgazione “…i reprobi arsi dalla geenna, sono chiamati etnici dalla parola Etna….e conosceranno travagli lunghi e penosi dopo la morte corporale”. Stefano di Bourbon trascinerà il Purgatorio siciliano nell’Inferno, eleggendo l’Etna, come unico luogo dei castighi.
Sarà il monaco irlandese Patrizio a contrapporre una più ospitale e generosa caverna in terra d’Irlanda conosciuta come Il pozzo di San Patrizio, luogo di benessere e ricchezza, proprio per soddisfare i bisogni di una Chiesa povera e disarmata a quel periodo.
A rompere ogni indugio è papa Innocenzo III che, nel XII secolo proclamerà l’esistenza del Purgatorio come luogo dell’espiazione e della propiziazione sia per i mediocremente buoni che per i mediocremente cattivi, quindi i vulcani siciliani, troppo compromessi, non saranno presidio di redenzione. Le Goff stesso, commenta:” l’antico Inferno, sbarra la strada al giovane Purgatorio siciliano”
Dante Alighieri, meno di un secolo dopo, trasferirà altrove l’oltretomba, ubicando il Purgatorio agli antipodi dell’Inferno, nell’emisfero australe, in mezzo al mare: un’isola formata da un monte conico sopra il quale c’è il Paradiso mentre l’Inferno è sotto la città di Gerusalemme, sfrattando così l’Etna, grazie a Dio, dai luoghi infernali.