Di Concetta Colucci
400 shop aperti in otto mesi, 4000 ettari di coltivazione stimati per quest’anno, un giro di affari di 1,4 miliardi e circa 10mila posti di lavoro.
E’ il boom della coltivazione della canapa e la Puglia è la regione che ha registrato la maggiore attività nel settore. La grande spinta alla coltivazione è arrivata grazie alla legge entrata in vigore il 14 gennaio 2017, la numero 242 del 2 dicembre 2016 sulla “Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa”.
E’ questa La new canapa economy, come è stata definita in uno studio della coldiretti presentato al Seeds&chips 2018 di Milano. Ed è soprattutto una grande opportunità per gli agricoltori italiani.
La canapa, un prodotto della terra, è utilizzabile in numerosi modi differenti, versatile per le sperimentazioni in svariati campi: dalla alimentazione, alla cosmesi, dall’arredamento al riscaldamento, gli usi della canapa sono molteplici e sorprendenti. Metaforicamente viene chiamato il maiale green, perché come per il maiale anche per la canapa non si butta via nulla: birra, ricotta, eco-mattoni isolanti, olio antinfiammatorio, bioplastiche, semi, tisane, pasta, vernici, saponi, cere, detersivi, carta, imballaggi e persino pellet per il riscaldamento.
Questa coltivazione è principalmente sviluppata nelle province di Bari, Brindisi e Taranto, in quelle zone colpite dai disastri ambientali come l’ILVA. Qui le imprese hanno il divieto di coltivare prodotti agroalimentari e questo ha comportato il fallimento di molte aziende agricole della Puglia. La canapa con il suo potere di riduzione del consumo del suolo e della desertificazione è l’opportunità di recuperare un terreno che altrimenti sarebbe destinato alla inattività per i prossimi decenni, ha, inoltre, poche esigenze di fertilizzanti e lascia il terreno ricco di dotazione organica e fogliame.
La riscoperta della canapa apre opportunità a quella idea di crescita sostenibile ma anche alla opportunità concreata di una rinascita occupazionale del nostro Paese.
A Crispiano, trenta chilometri a nord di Taranto, si trova l’unico impianto di trasformazione della paglia di canapa nel Mezzogiorno: South Hemp, l’altro si trova a Carmagnola, vicino Torino.
L’impianto raccoglie la materia prima da tutto il Sud Italia, ma soprattutto dalla Puglia con più di 230 aziende e 400 ettari coltivati. A Crispiano sono state lavorate mille tonnellate di fibra nel 2017 con l’obiettivo di quadruplicare i volumi nel prossimo anno.
Per questo è nata Valore Canapa una rete di aziende che ha l’intento di creare filiere di lavorazione in diversi ambiti della trasformazione della canapa. In collaborazione con la Regione Puglia, l’Università di Bari, l’Enea e il CNR di Lecce, il progetto ha come centro di lavorazione proprio il comune di Crispiano. La rete nasce perché è al momento difficile organizzare la filiera di produzione della canapa dato che non ci sono ancora aziende che si occupano della trasformazione del prodotto. Pertanto è necessario accedere ai finanziamenti del Ministero dell’Agricoltura che aiutino il territorio a strutturarsi per creare un piano solido che supporti tutti i processi produttivi. Parallelamente Valore Canapa ha presentato un progetto attraverso la Regione ad Invitalia, l’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa, per stanziare una serie di finanziamenti per attività di sostegno della filiera. I finanziamenti serviranno anche alla conversione e bonifica dei territori colpiti dalla crisi ambientale causata dall’Ilva.
Una coltivazione che l’Italia conosceva bene fino a sessanta anni fa, prima del boom economico che puntava all’utilizzo della fibra sintetica e fino all’entrata in vigore, nel 1975 della legge Cossiga contro gli stupefacenti che ha condotto alla scomparsa completa della coltivazione della canapa in Italia. Adesso c’è una nuova generazione di italiani che ha scelto di lavorare la terra ispirandosi ai principi della biodiversità e che soprattutto rimane fuori dalle costrizioni delle royalties pagate ai singoli produttori di sementi. E la nuova produzione è un volano per altre iniziative: i terreni recuperati, vengono utilizzati oltre che per la coltivazione della canapa anche per quella di grani antichi e varietà di prodotti in via di estinzione.
Centinaia sono le aziende che avviano la coltivazione, registrando prodotti e nuove sperimentazioni. Lo studio presentato dalla Coldiretti ha raccolto e raccontato tutte le sperimentazioni alimentari sulla canapa che contiene proteine e amminoacidi essenziali facilmente digeribili le cui proprietà sono state riconosciute dal Ministero della Salute, dall’Oms e da numerose ricerche.
Un discorso a parte merita la “nuova frontiera” della “cannabis light”, con la coltivazione e vendita di piante, a basso contenuto di principio psicotropo (Thc), si potrebbe sviluppare un giro d’affari potenziale stimato in oltre 40 milioni di euro. Attualmente non è più necessaria l’autorizzazione o comunicazione alle forze dell’ordine locali per la semina di varietà di canapa, dato che il principio non ha effetti psicotropi.
La coltivazione della cannabis in Italia a uso terapeutico, riuscirebbe a ridurre l’esigenza di richiedere all’estero il prodotto. Attualmente è prodotta nello Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze, dove si intende aumentare la produzione, dai 100 chilogrammi attuali fino a circa 300.