La legge Merlin ha fallito, meglio quindi regolamentare la prostituzione che vietarla tout court. Questo il senso di una proposta di legge presentata dal Pd a Palazzo Madama e che vede fra i firmatari senatori rappresentative di tutte le “anime” del partito, a eccezione dei popolari: renziani (Monica Cirinnà, Pasquale Sollo e Rosa Maria Di Giorgi, quest’ultima anche cattolica), civatiani (Maria Spillabotte, Sergio Lo Giudice), cuperliani (Valeria Fedeli). Nomi ai quali si sono aggiunti anche quelli di Alessandra Mussolini (Forza Italia) e dei “grillini” Alessandra Bencini e Lorenzo Battista. Il provvedimento vieta la prostituzione in luoghi pubblici ma i sindaci avrebbero comunque facoltà di stabilire zone in cui la prostituzione si può esercitare, con tanto di modalità di utilizzo e orari. “Ma nessuno vuole riaprire i casini o i quartieri a luci rosse”, assicura Lo Giudice nel corso della conferenza stampa di presentazione del provvedimento.
La normativa prevede anche la presenza di presidi sanitari nelle zone autorizzate, l’obbligatorietà del profilattico e la possibilità di esercitare a casa, anche ospitando “persone dedite alla medesima attività”, e di affittare consapevolmente a una prostituta senza correre il rischio di incappare nel reato di favoreggiamento, come accade oggi. Pene più aspre rispetto alle attuali, invece, per i trasgressori: da 5 a 10 anni per chi costringe alla prostituzione e da 2 a 6 anni per il reclutamento, l’induzione e lo sfruttamento. Per iniziare l’attività viene previsto un certificato che attesti la negatività di malattie sessualmente trasmettibili e un versamento alla Camera di commercio: seimila euro per poter esercitare a tempo pieno, la metà per il part-time, ma specificando i tre giorni della settimana in cui si intendere esercitare l’attività.
Il giro d’affari che una regolamentazione permetterebbe, sostengono i promotori, oscilla tra cinque e dieci miliardi di euro nelle casse dello Stato, dal momento che le prostitute sono circa 70mila e i clienti nove milioni. E in ogni caso, nessun caso di coscienza per i credenti: “Il 61 per cento degli italiani vuole la regolamentazione e, di questi, l’81 per cento vuole che sia tassata. E i sondaggi dicono che i più sensibili all’argomento sono cattolici e elettori di sinistra”, assicura Spillabotte. Ma anche a destra l’iniziativa trova consenso. “Gli ultracattolici devono fare, forse per la prima volta, un passo indietro”, chiosa la forzista Alessandra Mussolini, firmataria della proposta di legge. La questione, però, è tutta politica, come osserva Efe Bal, transessuale turca intervenuta in Senato per assicurare il suo sostegno all’iniziativa: “Matteo Renzi cambi direzione, faccia qualcosa per le 40-50 mila persone che ogni giorno, anche se qualcuno pensa sia schifoso, si alzano per fare questo lavoro”.