Antonio Troise
“Parole, parole, parole” cantavano Mina e Alberto Lupo negli anni Settanta. E’ vero che ci troviamo di fronte alla campagna elettorale più incerta da molti anni a questa parte. Ma è anche vero che, fino ad ora, nessuna delle forze in campo sembra aver raccolto l’appello alla concretezza dei programmi lanciato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo discorso di fine anno. Un dato per tutti: per finanziare le proposte e le idee, tutte sicuramente accattivanti e popolari, già messe nero su bianco negli ultimi giorni, occorrerebbe una cifra variabile fra i 100 e i 130 miliardi. Impensabile per un Paese che deve fare i conti con un debito pubblico monstre (ha raggiunto il 130 per cento del Pil) e con i vincoli dell’Unione Europea, che impediscono all’Italia di allargare i cordoni della borsa. Sia pure per fare posto all’ultima arrivata (e anche la meno costosa) fra le proposte elettorali, quella di abolire le tasse universitarie, scaricando i costi sulla fiscalità generale. Un progetto caldeggiato da “Liberi e Uguali” e che impegnerebbe poco più di 1,6 miliardi. Stesso discorso (sia pure con cifre molto diverse) per il canone Rai, che l’ex premier Matteo Renzi vorrebbe ridurre o cancellare del tutto.
Ma sono soprattutto i progetti fiscali che aprirebbero un vero e proprio “buco” nei conti pubblici. La “flat tax” invocata dal Centrodestra sul modello della riforma Trump (aliquota unica del 20% per Berlusconi e del 15% per Salvini) comporterebbe un calo delle entrate di circa 40 miliardi, solo in parte compensate da un recupero di evasione. Molto più “economica” la rimodulazione dell’Irpef proposta dal Pd: solo 15 miliardi di euro. Più o meno quanto servirebbe per coprire il reddito di Cittadinanza che da sempre è un cavallo di battaglia dei grillini.
Ma il colpo da ko alle finanze pubbliche potrebbe arrivare da un’altra delle “promesse” lanciate negli ultimi giorni: la cancellazione della riforma previdenziale, la cosiddetta Legge Fornero. Un’operazione, fortemente caldeggiata dalla Lega, che costerebbe circa 140 miliardi di euro nei prossimi dieci anni, un peso insostenibile per le finanze pubbliche. Non a caso l’idea è già stata seccamente bocciata dal ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. Anche perchè scatenerebbe una dura offensiva contro il nostro Paese anche da parte di Bruxelles. Così come sembra insostenibile la nuova versione della decontribuzione per i neoassunti proposta dal Pd: un onere che può arrivare a 20 miliardi di euro.
“Votate per il candidato che vi promette di meno; è quello che vi deluderà di meno”, sentenziava Bernard Baruch, mitico consigliere dei presidenti americani Wilson e Roosevelt. Una lezione che forse i nostri partiti dovrebbero ricordare. Soprattutto in un Paese che di promesse non mantenute ne ha viste tante. Sicuramente troppe per non gonfiare le vele dell’antipolitica.
Fonte: L’Arena