Procida come laboratorio di felicità sociale. Anche attraverso il south working, il lavoro agile che ripopola i borghi del Sud Italia sfruttando le potenziali dello smart working, sempre più diffuso in tempi di pandemia. Lavorare dall’isola del golfo di Napoli per aziende del nord Italia o per multinazionali con sede all’estero diventa un’opzione interessante, in linea con gli assi strategici del progetto “La cultura non isola”, premiato dal Mibact, come sintetizza il direttore di “Procida 2022 – Capitale italiana della Cultura”, Agostino Riitano: “I giovani sono tra gli agenti critici del cambiamento secondo l’Agenda 2030: creare le condizioni perché lavorino sull’isola è una delle priorità di un programma culturale che punta con forza su innovazione sociale e rigenerazione urbana”.
Il fenomeno è già in atto, come testimonia la storia di Luigi Vitiello, 29 anni, napoletano residente a Dublino, che si occupa di digital marketing in una Big Tech Company. “A causa della pandemia – racconta – nel 2020 mi è stata data la possibilità di ritornare a casa e svolgere da lì il mio lavoro. Dopo l’estate, non ero pronto a tornare in Irlanda: avevo bisogno di esplorare qualcosa di nuovo, ritrovare una dimensione più umana e riconnettermi con me stesso. Ho quindi deciso di trasferirmi a Procida inizialmente per un mese, poi per tre. Me ne sono innamorato: l’isola mi ha aiutato a maturare la consapevolezza che pur rimanendo concentrato sul proprio lavoro si può vivere la vita in modo diverso in maniera più lenta e consapevole. Entrare in sintonia con gli isolani, sfruttare l’ottimo clima, intercettare la vocazione al multiculturalismo di un’isola da sempre aperta all’altro hanno confermato la bontà di una scelta che consiglio a tutti”.
“Procida ha le caratteristiche ideali per diventare uno strategico hub di innovazione per i giovani di tutta Italia. – conferma il sindaco di Procida, Dino Ambrosino – E del resto non è una novità, nella secolare storia dell’isola, che i talenti la eleggano a proprio privilegiato domicilio”.