Nel nostro Paese sono sempre più gettonati i prestiti personali, che hanno visto una notevole crescita soprattutto nel corso degli ultimi mesi, quando si sono cominciati a manifestare i primi spiragli della ripresa economica. Per prestiti personali si intendono quelle forme di finanziamento che a differenza dei prestiti finalizzati non prevedono che venga espresso il fine per cui sono richiesti. La liquidità ottenuta per questa via può quindi essere impiegata nel modo ritenuto più idoneo dal richiedente, magari per andare a ricostituire un fondo familiare da destinare ad eventuali spese che dovessero rendersi necessarie all’improvviso oppure per consentire l’acquisto di un bene.

Cosa occorre per poter richiedere un prestito personale?

Naturalmente per poter avanzare una richiesta di prestito personale occorre rispettare una serie di condizioni ben precise, a partire da due elementi fondamentali, come l’aver compiuto la maggiore età e poter vantare la propria residenza in Italia. C’è anche un tetto relativo all’età, ovvero i 70 anni, oltre i quali le finanziarie non concedono finanziamenti proprio in considerazione del fatto che un utente troppo vecchio potrebbe essere vittima di un decesso prima che il piano di rientro sia andato a buon fine.

Le garanzie richieste dall’ente erogante

Altro capitolo che deve essere soddisfatto da parte del richiedente è quello relativo alle garanzie da produrre per poter trovare ascolto presso la controparte. Tra di esse vanno ricordate quelle di carattere economico e di affidabilità creditizia. Per quanto concerne le prime si tratta in particolare della capacità di rimborso del richiedente, che può derivare dal godimento di un contratto di lavoro a tempo indeterminato o dal possedimento di fonti di reddito tali da rassicurare l’ente cui si chiede l’erogazione del credito. Va comunque sottolineato come nel caso non si sia in grado di produrre le garanzie richieste, può subentrare il cosiddetto garante, ovvero una terza persona, solitamente un parente, che possa a sua volta mettere la sua solidità finanziaria a garanzia del prestito. Sarà lui, nel caso il contraente principale non riesca ad ottemperare all’impegno preso, a subentrare nel piano di rientro. Per affidabilità creditizia si intende invece lo storico del richiedente, ovvero i rapporti precedentemente intrattenuti con il comparto. Nel caso questi non abbia rispettato un precedente contratto, mancando ai suoi obblighi contrattuali, la banca o la finanziaria non avranno dubbi nel negare il finanziamento. Per conoscere lo storico possono rivolgersi alle banche dati in cui sono raccolti i nomi dei cattivi pagatori, a partire da quello del Crif.

Come scegliere il prestito più adatto

Ove si possiedano i requisiti ricordati, occorre dare vita ad un attento monitoraggio di quanto offerto dal mercato. Le proposte elaborate dalle aziende creditizie non sono tutte eguali, anzi, a volte possono mettere in evidenza notevoli differenze, a patto di saperle cercare senza aderire alla prima apparentemente vantaggiosa. Il primo dato da esaminare con attenzione è quello relativo al tasso di interesse preteso dalla controparte. In tal senso occorre distinguere tra TAN (Tasso Annuo Nominale) e TAEG (Tasso Annuo Effettivo Globale). Il primo si applica alle rate, il secondo indica il costo globale del prestito, andando a considerare tutte le spese che l’utente dovrà ripagare.

Tra quelli che vanno a pesare sul TAEG occorre ricordare le spese di istruttoria, i costi per la gestione del finanziamento, l’imposta di bollo, l’eventuale accensione di una assicurazione, le spese di gestione, di incasso, di notifica ed altre. Interessante a tal proposito la pagina di Qualeconviene.it che spiega come trovare il più conveniente.

E’ obbligatoria l’assicurazione?

Va anche ricordato come banche e finanziarie chiedano per rilasciare il loro consenso alla concessione del prestito che il richiedente stipuli anche una assicurazione. Solitamente si tratta di una polizza che prevede il caso di perdita del posto di lavoro o il rischio di un decesso. Ipotesi che renderebbero impossibile il rientro dei soldi concessi al richiedente. Il suo costo è abbastanza elevato, tanto da andare a gravare in maniera sensibile sul totale della cifra che l’utente si impegna a rimborsare. Se nominalmente non è obbligatoria, la mancata adesione a questa ipotesi solitamente spinge la controparte a negare il proprio consenso.