Non si placa l’ondata di assemblee che frequentemente invadono il sito archeologico pompeiano, creando significativi disagi. Questa volta, l’eco di rivolta giunge dai lavoratori di Uil, Flp, Unsa e Rsu, i quali contestano l’organizzazione del lavoro e il dover essere costretti a lavorare in prefabbricati di cemento-amianto. Si riaccende quindi il confronto tra soprintendenza e sindacati, a causa di: «un’aggravata sperequazione dei carichi di lavoro», scrivono i rappresentanti sindacali, «sbilanciando in maniera forte il numero del personale di vigilanza tra le cinque squadre, che invece andrebbe riequilibrato dopo gli ultimi cinque pensionamenti».
Soprattutto le nuove «linee guida per la riorganizzazione del servizio di vigilanza» che prevedono, tra le altre cose, una convenzione con un istituto di vigilanza privato. «La cattiva distribuzione dei carichi di lavoro – spiega Antonio Pepe, rappresentante sindacale unitario degli Scavi di Pompei, Ercolano, Oplonti e Stabia – comporta, in alcuni turni, una più difficile garanzia di sicurezza del sito e riduce la fruibilità delle domus agibili». «Per quanto ci riguarda – aggiunge Pepe – utilizzeremo i giorni dell’assemblea per elaborare una controproposta sulla riorganizzazione del servizio di vigilanza». Ci sono da temere disagi anche alla luce dell’ispezione dei commissari Unesco, il prossimo fine settimana? «Tutt’altro, – risponde Pepe – i lavoratori degli scavi sono pronti a fare gli straordinari per consentire all’Unesco di effettuare tutti i rilievi di cui avrà bisogno».