L’investimento su Pompei è “un progetto che speriamo si possa portare avanti”. Pietro Salini, numero uno di Salini Impregilo, confermava così qualche mese fa, l’impegno sul sito archeologico nel corso dell’assemblea dei soci rispondendo alle domande degli azionisti. A giugno 2013, a margine della presentazione del piano industriale, Salini aveva infatti annunciato l’intenzione di voler versare 20 milioni a favore del sito archeologico. “Impregilo spiega Salini si è posto un problema: il nostro Paese sta attraversando una fase critica”. Di conseguenza, il rilancio della sua immagine internazionale può avvenire attraverso il suo patrimonio storico e culturale, “che spesso versa in condizioni di abbandono e mancanza di fondi”.
Per questo, “abbiamo pensato che Impregilo potesse legare il proprio nome a un intervento su Pompei mettendo a disposizione i fondi che ci arrivano dalla Campania, da Acerra”. Qualche mese dopo l’investimento è ancora bloccato. I muri e i palazzi della meravigliosa città museo continuano a crollare come castelli di carta ma Salini non ha ancora ricevuto una risposta sulla sua offerta. Da allora, da metà 2013, però Salini non ha – a suo dire – ricevuto risposte soddisfacenti, e così i 20 milioni sono ancora lì. “Noi, essendo una società quotata non possiamo fare beneficenza – spiega Salini – ma in Italia le regole sono complicate in questo settore, l’intervento pubblico nel recupero dei beni artistici è sicuramente un tema aperto. Da parte mia conferma la disponibilità ad investire su Pompei”. Insomma, uno dei nostri maggiori patrimoni artistici cade a pezzi ma noi ci permettiamo di fare i difficili. L’aiuto economico di Della Valle per il Colosseo era stato accolto da delle polemiche. Ora immobilismo sull’offerta di Salini che eppure servirebbe così tanto. Ancora una volta vince la burocrazia