A Pompei e’ stata trafugata una borchia di bronzo risalente al VI secolo a.C.; la borchia era una delle quattro borchie in bronzo applicate su una riproduzione della porta di Torre Satriano ed era esposta nella mostra “Pompei e i Greci” all’interno della cosiddetta Palestra Grande. La mostra è attualmente chiusa al pubblico per consentire le indagini e le analisi della scientifica. Si tratta di una borchia del diametro di 7,3 cm, della seconda metà del VI –inizi del V sec a.C. proveniente dal Museo archeologico nazionale della Basilicata “Dinu Adamesteanu” di Potenza, il cui valore assicurativo è di soli 300 euro. La borchia, ornamento per porte, era infissa su un pannello di legno e coperta solo davanti da una protezione di plexiglass. Il furto è avvenuto e’ avvenuto ieri sera a tarda ora, quando i custodi della Soprintendenza speciale si sono resi conto di quanto era accaduto ed hanno dato l’allarme. “La borchia era, come le altre tre, avvitata sul pannello espositivo e coperta da lastra trasparente di protezione pertanto la rimozione del pezzo deve aver richiesto un tempo necessario a evitare i controlli. – dichiara il Direttore Generale Massimo Osanna – L’edificio, inoltre, è di giorno presidiato da personale Ales e di notte sottoposto a videosorveglianza, oltre ad essere dotato di sistema di allarme.” Sono oltre 600 i reperti esposti nella Mostra tra ceramiche, ornamenti, armi, elementi architettonici, sculture provenienti da Pompei, Stabiae, Sorrento, Cuma, Capua, Poseidonia, Metaponto, Torre di Satriano e ancora iscrizioni nelle diverse lingue parlate – greco, etrusco, paleoitalico -, argenti e sculture greche riprodotte in età romana. Dura la presa di posizione del sindacato UNSA che ha colto l’occasione per ribadire con forza l’esigenza di provvedere, da parte del Ministero, ad un piano di adeguamento del personale qualificato destinato alla sorveglianza del sito di Pompei. “La mancanza di personale idoneo addetto alla tutela e alla vigilanza dei beni culturali, lascia grosse falle nell’organizzazione della sicurezza degli istituti culturali, infatti, ancora una volta il furto negli scavi di Pompei durante il servizio e’ la prova provata che occorre investire sulle risorse umane e soprattutto occorre avere personale qualificato a diretta dipendenza del ministero.” ha dichiarato il segretario nazionale UNSA Giuseppe Urbino. Prosegue Urbino: “Il servizio di vigilanza è affidato al personale “extraministeriale” che in teoria dovrebbe avere la preparazione a riguardo, ma per le note cause d’impiego questo personale non puo’ essere paragonato a tutti gli effetti come il personale addetto alla sicurezza e vigilanza di ruolo assunto regolarmente con pubblico concorso direttamente dal MiBACT.” e conclude: “A tal propositi gli addetti al servizio di vigilanza diurna, (personale di ruolo) hanno rapportato alla Direzione del Parco archeologico di Pompei che tale situazione si e’ anche determinata a seguito del fatto che si continua ad affidare tale servizio al personale Ales, che come e’ noto e’ una societa’ in house del Ministero dei Beni culturali, contestata da sempre non solo dall’UNSA, ma anche da altre OO.SS. che da sempre hanno fatto rilevare al ministero che l’uso improprio e spropositato di personale non qualificato e senza titoli necessari adibito a compiti di vigilanza e sicurezza, dal momento che l’assegnazione di tali prerogative spetta al personale di ruolo rientrante nei profili professionali non consoni all’impiego per cui sono stati assunti.”