È una «stupidaggine» sintetizzare due ore di colloquio con gli studenti di Bologna con l’assunto «meglio giocare a calcetto piuttosto che inviare curriculum». E’ la spiegazione di Giuliano Poletti, il giorno dopo le polemiche sulla gaffe del ministro del Lavoro. Gaffe che anche stavolta gli fa piovere sulla testa la richiesta di dimissioni da parte di una larga fetta del Parlamento: da Forza Italia a M5S, passando per Sinistra italiana, Lega Nord e Mdp. Giocano invece in difesa il Guardasigilli Andrea Orlando («Se è una verità, è espressa in modo un po’ fraintendibile») e il senatore Paolo Romani di FI («Frase infelice, ma da lì a dimissioni…»). L’ex manager di Formula 1 Flavio Briatore sottolinea: «Poletti non ha tutti i torti, ma in Italia quando si dice una cosa del genere scoppia la rivoluzione. A volte le connessioni che hai sono più importanti del curriculum». Non è, tuttavia, la prima volta che piovono critiche su un ministro dopo l’espressione di frasi infelici. Sono anni che gli esponenti del governo, a ogni battuta dal sen fuggita sui giovani, si mordono la lingua come Virna Lisi in un vecchio Carosello.
Lo stesso ministro del Lavoro l’aveva già sparata grossa sbuffando contro gli allarmi sulla fuga dei cervelli: «Se centomila giovani se ne sono andati dall’Italia, non è che qui sono rimasti 60 milioni di “pistola”… C’è gente che è andata via e va bene così, perché sicuramente questo Paese non soffrirà a non averli più fra i piedi». E prima di lui erano riusciti a tirarsi addosso ire e ironie di tanti ragazzi in difficoltà il viceministro Michel Martone («Se a 28 anni non sei ancora laureato sei uno sfigato»), la ministra Annamaria Cancellieri («Noi italiani siamo fermi al posto fisso nella stessa città di fianco a mamma e papà»), il premier Mario Monti («Devono abituarsi al fatto che non avranno un posto fisso per tutta la vita: che monotonia, il posto fisso!»), la ministra Elsa Fornero: «I giovani quando escono da scuola devono trovare un’occupazione. Devono anche essere non troppo choosy, come dicono gli inglesi». Cioè? Non troppo schizzinosi sul tipo di impiego. Letale la risposta del web e di Nichi Vendola: «Vorremmo essere noi schizzinosi sui ministri». Prima ancora, aveva fatto lo spiritoso Silvio Berlusconi invitando una ragazza in ansia per il futuro a risolverla con un velo all’altare: «Da padre le consiglio di cercare di sposare il figlio di Berlusconi o qualcun altro del genere». Per non dire di Tommaso Padoa-Schioppa che elogiò una legge per «mandare quelli che io chiamo i bamboccioni fuori di casa. Un’incentivazione a farli uscire visto che restano a casa fino a età inverosimili, non diventano autonomi, non si sposano mai». E le difficoltà a fare un mutuo? Boh…Ognuno, per carità, si è sempre precipitato a spiegare d’essere stato male interpretato. Quelle battute, però, sono state vissute spesso come sale sulle ferite: ma come, avete costruito un Paese per vecchi e fate pure gli spazientiti?