Ne discutono esperti del settore, rappresentanti del mondo accademico e istituzionale.
Di seguito una sintesi che illustra i risultati significativi del volume e una rassegna di alcuni dei principali dati.
La finanza locale italiana nel 2011 e 2012
Per l’insieme delle amministrazioni territoriali la crescita del prelievo locale non ha compensato le riduzioni continue delle risorse trasferite dal centro, e le spese si contraggono: oltre a quelle di investimento, che sono in contrazione da alcuni anni, calano anche le spese ordinarie correnti. La riduzione riguarda la spesa sanitaria, degli enti locali, delle Regioni. Si abbassa la consistenza del personale nei diversi comparti, così come la spesa per le retribuzioni; in lieve aumento risulta solo la spesa per consumi intermedi.
var. 2010/2009 | var. 2011/2010 | var. 2012/2011 | |
Imposte locali | 4% | 5% | 8% |
trasferimenti correnti da enti pubblici | -8% | -9% | -8% |
spese correnti | 2% | -2% | -1% |
Uscite in c/capitale | -22% | -11% | -8% |
Il processo di federalismo è, quindi, compromesso dalle difficoltà del quadro macroeconomico e le entrate degli enti vengono destinate a finanziare il risanamento, piuttosto che l’offerta di servizi sul territorio. I comuni si confrontano con i cittadini aumentando le imposte locali (+10% è la variazione 2011-2012 delle riscossioni tributarie dei comuni, che sono pari nel 2012 a 530 euro procapite) ma senza poter offrire più servizi (i pagamenti della spesa di parte corrente nel 2012 si sono ridotti per la prima volta del -1% raggiungendo gli 864 euro procapite) e riducendo ulteriormente rispetto al trend negativo degli ultimi anni gli investimenti (-8%). Un trend del genere nel settore degli investimenti locali si era verificato soltanto nel Regno Unito alla metà degli anni 80 in piena era thatcheriana) e le mancate manutenzioni che ne sono conseguite hanno avuto un impatto ben più duraturo.
I differenziali sono molto ampi tra nord e sud del paese. Le riscossioni da entrate tributarie al nord sono pari a 547 euro procapite, contro i 432 euro a sud e i 666 euro del Centro. Questo è effetto della diversa base imponibile, ma anche di politiche di prelievo nelle regioni meridionali più miti. Il gettito da addizionale Irpef è stato pari a 61 euro medi procapite.
Il gettito IMU destinato ai comuni è stato pari a 213 euro medi procapite, di cui 64 euro procapite derivante dalle scelte locali (extragettito). Dopo un anno di pesanti sacrifici per i cittadini e gli enti, la debolezza della politica nel 2013 pregiudica ulteriormente i rapporti con la popolazione. Sarà difficile, infatti, spiegare l’effetto finale della sospensione dell’IMU prima casa e della sua sostituzione con la Tasi e ancora più difficile giustificare la definizione delle aliquote dell’ultimo minuto. Secondo le stime del Rapporto, infatti, la pressione fiscale sul patrimonio non è destinata a modificarsi sensibilmente (rispetto al 2012) a seguito dell’introduzione della Tasi.
Nel 2012, a titolo di esempio, per le sole abitazioni e pertinenze ogni famiglia toscana ha versato 736 euro di Imu, mentre nel 2013, senza il pagamento sull’abitazione principale ma con la maggiorazione Tares che comunque ha come base imponibile il patrimonio, il gettito medio per famiglia sarà di 587 euro. A partire dal 2014, ogni famiglia verserà per Imu e Tasi un importo medio che potrà variare da 617 euro, nel caso di Tasi standard, fino a 739 euro, nel caso di Tasi massima. Il prelievo sull’abitazione principale potrà raggiungere, nel caso di completo sfruttamento dei margini di manovra concessi sulle aliquote, pagato l’importo del 2012.
Sarà il caso che per il 2014 enti locali e Regioni “facciano squadra” ancor più di quanto avvenuto in tempi recenti, potenziando i Patti di stabilità regionali e pretendendo dallo Stato un miglior bilanciamento dei sacrifici tra centro e periferia, fino a che non si pervenga ad intravedere la luce in fondo al tunnel.