Antonio Troise
Vent’anni di solitudine in un silenzio assordante. Il Mezzogiorno si trova, più o meno, in questa situazione. E’ qui che la crisi ha colpito più duro ma è anche qui dove non si intravedono ancora ricette adeguate per far ripartire l’economia. Ma, non tutto lo scenario è a tinte fosche. Ne è convinto Pino Soriero, ex sottosegretario ai Trasporti ma, soprattutto, consigliere di amministrazione della Svimez e da sempre in prima linea sul fronte della questione Mezzogiorno. Ha appena pubblicato un libro dal titolo eloquente: Sud, Vent’anni di solitudine. Un titolo provocatorio, dal momento che oggi, spiega Soriero nell’intervista, il Mezzogiorno può rompere il suo isolamento e giocare la carta del rilancio.
Come?
“Come diceva Troisi, può ricominciare da tre. Il Sud ha importanti risorse, può rompere la solitudine”.
Quali sono le carte da giocare?
Prima di tutto ha tantissime competenze accumulate nell’università e della ricerca. Ci sono punti di eccellenza nel Mezzogiorno che rientrano nelle top ten a livello mondiale. E in un mondo nel quale la ricerca, le competenze e la tecnologia fanno la differenza, il Sud può giocare un ruolo da protagonista”.
La seconda carta?
“Sicuramente il sistema portuale. Il Mezzogiorno si trova in una posizione geo-politica di estrema importanza per lo sviluppo dell’economia. Un vero e proprio polmone per rivitalizzare occasioni di crescita non solo in Italia ma anche in Europa. Nel libro descrivo dettagliamente lo sviluppo di Gioia Tauro e dimostro come lo sviluppo e la crescita dei container in questo scalo favorisce anche i porti del Nord”.
Si sbaglia, cioè, a ragionare ancora in termini di un paese diviso?
C’è un Sud utile al Nord che non si rassegna. E che chiede al governo nazionale e all’Europa di non discutere più in astratto di cifre e di fondi che si spostano da un capitolo all’altro del bilancio ma sugli obiettivi di sviluppo”.
Può fare un esempio?
“Una delle priorità è il completamento della ferrovia veloce da Salerno a Reggio Calabria. Completiamo questa grande opera infustrasttruturale che serve anche l’Italia. Il corridoio numero uno dell’Unione europea si chiama Berlino-Palermo, abbiamo il dovere di attuare questo progetto