Raimondo di Sangro, principe di Sansevero era nato il  30 gennaio del 1710 da una famiglia antichissima. Nelle file familiari troviamo non solo  uomini d’armi ma santi, letterati e perfino quattro pontefici.  La madre  morì quando aveva soltanto un anno. Il padre Antonio, dopo una vita alquanto dissoluta rinunciò al titolo, affidò il piccolo al nonno e si ritirò in clausura. Il ragazzo studiò dai Gesuiti  con passione e profitto, cosa inusitata a quei tempi per un  nobile.  A vent’anni tornò a Napoli. Quando Carlo III istituì l’Ordine cavalleresco di San Gennaro, stabilì che vi sarebbero appartenuti solo i sessanta membri della più antica nobiltà per cui il principe di San Severo si trovò a farne parte automaticamente. Amando il sovrano molto la caccia, anche quando pioveva, Raimondo gli regalò degli impermeabili di sua invenzione  che lo riparavano dall’acqua. Il re apprezzò molto ed in breve divennero amici.  Passato nell’esercito, si distinse per ottime capacità militari e nel  1744, col grado  di colonnello, liberò la città di Velletri  occupata dall’esercito del generale austriaco Lobkowitz. Inventò uno speciale cannone in lega di ferro (allora la maggior parte delle armi era di bronzo) e di un nuovo fucile che sparava un colpo ogni 5 secondi, anticipando  l’invenzione del fucile a retrocarica. La tecnica e la tecnologia, però, non erano i suoi soli interessi. L’altra passione viscerale  era la chimica. Ad essa o alchimia com’era definita allora, dedicava tutte le sue energie. Spesso  dal suo palazzo di notte uscivano  strani fumi colorati e tremendi odori pestilenziali  si spandevano sulla via. Fu in quel periodo che i napoletani iniziarono a chiamarlo “o diavolo” facendosi il segno di croce. Nonostante l’insegnamento religioso ricevuto dei gesuiti, ben presto fu attratto dalla massoneria. Iscritto ne divenne gran maestro.
Nel Settecento i “muratori” si incontravano in logge dette “taverne” per discutere di filosofia, di esoterismo, di politica, dell’uguaglianza e del libero pensiero. Questi argomenti inquietavano la Chiesa e nel 1751 il papa stesso, Benedetto XIV si dichiarò preoccupato per quello che succedeva a Napoli. Proprio in quell’anno il miracolo del sangue di San Gennaro non si era verificato e il popolo, aizzato dai preti, si era rivoltato contro i massoni, considerati i responsabili del mancato prodigio. Il 28 maggio 1751 fu confermata la scomunica alla massoneria. Il Principe di San Severo se la cavò con un ammonimento.  Quando Carlo III lasciò Napoli per Madrid, la sua stella precipitò rapidamente.
Entrato in urto con la corte e Tanucci in particolare, si dedicò esclusivamente ai suoi studi. Occupandosi, per gli ultimi vent’anni della sua vita, dell’alchimia e della realizzazione della sua celebre Cappella ancora oggi visitata da migliaia di persone.  Oltre alle invenzioni già ricordate, progettò una macchina tipografica per la stampa contemporanea di più colori; studiò un nuovo modo per filare la seta, e molte altre ancora. Fu, naturalmente, chimico: produsse reagenti che indurivano sostanze molli; ideò alcuni sistemi per colorare il marmo bianco, dandogli un incredibile effetto e facendolo sembrare una pietra preziosa. Morì improvvisamente mentre faceva degli esperimenti il 22 marzo 1771.
Il suo messaggio intellettuale è passato alla posterità soprattutto attraverso il ricco simbolismo della Cappella Sansevero, meraviglia dell’arte mondiale. Raimondo di Sangro alimentò un vero e proprio mito intorno alla propria persona. Con la sua poliedrica attività, ancor oggi avvolta da un alone di mistero, egli incarnò i fermenti culturali e i sogni di grandezza del suo tempo. Nella cappella si trovano opere famosissime, fra cui il Cristo Velato.