La benedizione del clima, la ricchezza archeologica di Ercolano e di Pompei, il fascino misterioso del Vesuvio fanno il resto, attirando visitatori da ogni regione d’Europa: aristocratici in viaggio di curiosità e di piacere, intellettuali attratti dalle antichità classiche, diplomatici in missione trasformano così Napoli nella «metropoli d’Italia», secondo una felice espressione del duca di Brunswick. Vi soggiornano numerosi viaggiatori inglesi (tra cui lady Margaret Orford, nuora del primo ministro Robert Walpole), avventurieri seducenti come Giacomo Casanova (ospite nell’estate del 1770 del principe di Francavilla), intellettuali come Johann Wolfgang Goethe. Ed è proprio quest’ultimo, nelle annotazioni del famoso Viaggio in Italia, a cogliere l’atmosfera positiva della città, il fervore culturale e mondano, il carattere cosmopolita: in poche settimane di soggiorno, dal febbraio al marzo 1787, viene invitato a pranzo dal pittore tedesco Jakob Philipp Hackert, dal filosofo Gaetano Filangieri e dalla moglie ungherese Caroline Frendel, dal conte Filippo Fieschi Ravaschieri, dal marchese Lodovico Venuti, dal generale austriaco August von Waldeck, dall’ambasciatore inglese William Hamilton, dalla contessa Aloysia Lanthieri. Come scrive in data 25 febbraio, «la città stessa di Napoli si presenta piena di allegria, di libertà, di vita; il re va a caccia, la regina è in attesa del lieto evento, e meglio di così non potrebbe andare».
(fonte: Gianni Oliva, un regno che è stato grande)