Luisa De Molino sposò giovanissima il cugino Andrea Sanfelice dandosi ad una vita folle piena di dissipazioni. Il loro comportamento e l’ammontare dei loro debiti fecero si che il re dovesse intervenire più volte su richiesta della famiglia. Anzi una volta Andrea fu colpito perfino da un mandato di cattura per morosità. Anche questa volta la cosa fu appianata e messa a tacere ed i due tornarono a Napoli riprendendo la loro turbinosa vita mondana (1797). In quel periodo l’ormai trentacinquenne Luisa che era nata nel 1764, era circondata dalle attenzioni del giovane Gerardo Baccher, un fedelissimo del re, da Ferdinando Ferri e Vincenzo Cuoco questi due di idee filo francesi e futuri dirigenti della sfortunata Repubblica. Fatta la repubblica, i filoborbonici pensarono di organizzare un golpe. Fra i cospiratori c’era il Baccher. Sempre più innamorato della Sanfelice preoccupato per la sua salvezza, si premurò di ottenere un salvacondotto per metterla al riparo dalle epurazioni che ne sarebbero seguite. Incautamente però, per farsi bello la mise al corrente della cospirazione facendosi giurare di lasciare subito Napoli senza dire niente a nessuno, naturalmente. La Sanfelice messa a parte della cospirazione, invece ringraziato il premuroso e malaccorto spasimante, appena lo lasciò corse immediatamente ad avvertire Ferri che era quello le cui attenzioni gradiva di più. Assieme si rivolsero a Cuoco. Egli impose alla donna di denunciare l’imminente complotto. Scoperta, la rivolta fallì, i fratelli Baccher arrestati e fucilati. Luisa Sanfelice all’inizio rimase sconvolta dalla tragica fine del suo giovane spasimante, ma si galvanizzò quando le conferirono il ruolo di eroina e di salvatrice della patria e in tale veste poteva partecipava a tutte le riunioni mondane. Tornati i Borboni, l’autrice del fallimento della rivolta realista non poteva sperare di farla franca e nel settembre del 1799 fu condannata a morte. Si mossero in molti per salvarla, anche i parenti dei Baccher, riconoscendo in fondo il ruolo marginale svolto dalla donna, ma invano. Allora la Sanfelice fu “dichiarata” incinta di tre mesi da un medico e da una levatrice. Il tribunale fece la sua controperizia ed un certo dottor Villari, mosso a pietà confermò l’inganno. Si sperava che lasciato sbollire quel momento poi la corte avrebbe cambiato idea, perché nel frattempo il suo impeto vendicativo si era calmato, la forca di Piazza del Mercato era stata smontata e gli ultimi condannati a morte graziati. Ma nel suo caso non fu così e quando a distanza di dieci mesi l’inganno venne a galla per forza, mentre tutti erano favorevoli a risparmiare la vita alla Sanfelice, il re fu irremovibile, fece visitare la donna dai suoi medici di Palermo e avuta l’ovvia conferma del falso, la fece giustiziare. Poiché era nobile aveva diritto alla decapitazione, ma il boia sbagliò il colpo e la finì con un coltello (11 settembre 1800).
Un pensiero su “Pillole di Storia, Luisa Sanfelice”
I commenti sono chiusi.
[…] Pillole di Storia, Luisa Sanfelice […]